La smentita di MFE, che giocava sulla parola licenziamento, non ci aveva convinti. E così è stato: Paolo Vasile presto sarà fuori da Mediaset España. A confermarlo è lui stesso in un’intervista a El Mundo, precisando che si tratta di una sua decisione, che meditava da anni, per stare vicino alla sua famiglia che vive in Italia. Niente a che fare, sostiene, con la crisi d’ascolti che sta vivendo Telecinco.
Paolo Vasile
Variety500: ci sono 9 italiani nel gotha dell’entertainment industry nel 2018. Ecco chi sono
Nel gotha dell’industria dell’intrattenimento globale c’è anche un pezzo di Italia. Alcuni top manager e artisti del nostro Paese – nove in tutto – sono stati inseriti dalla rivista americana Variety nella classifica annuale dei 500 leader più influenti nell’ambito dell’«entertainment industry». Accanto ai loro nomi, quelli di altre personalità di primissimo piano, in maggioranza statunitensi. Ecco chi sono.
LE PAGELLE DELLA SETTIMANA TV (12-18/05/2014): PROMOSSI MADE IN SUD E THE UNDATEABLES, BOCCIATI FAZIO CON LENO E PETTINELLI
Promossi
9 a Made in Sud. Plauso a Rai2 per aver creduto in un programma della tv satellitare e averlo fatto crescere in seconda serata, prima dello sbarco nella fascia oraria più prestigiosa. Poco a poco il cabaret meridionale è diventato un cult aggiudicandosi in questa stagione la sfida a distanza della comicità con Colorado e Zelig Off. Bravi i conduttori Gigi e Ross, la poco patinata Fatima Trotta e la signora Briatore, Elisabetta Gregoraci.
8 a The Undateables. Il docureality inglese, trasmesso su Real Time, ha raccontato le vicende sentimentali di persone con disabilità con estremo tatto, facendo pensare e emozionare. E’ innegabile che questo genere di programmi racchiuda un aspetto morboso, ma in questo caso il rischio è assolutamente percorribile per sensibilizzare la platea e raccontare una realtà.
7 a Paolo Vasile. In un’intervista rilasciata a una rivista spagnola, l’amministratore delegato di Mediaset España parla a ruota libera con una lucidità e una schiettezza difficilmente riscontrabili nei top manager della capogruppo italiana. Interessante la parte della chiacchierata in cui definisce la tv spazzatura: “un insulto alle persone fatto dagli snob“. L’uomo, la cui “unica pensione sarà la morte”, cita la teoria antropologica che divide la società in cultura egemonica e subalterna e spiega: “per me è irritante che qualcuno sia della Lazio, per esempio, però non lo insulterei mai… Non giudico la gente che vede la nostra tv, cerco di fare la tv che vuole vedere il pubblico. Se dici ai telespettatori che questa è tv spazzatura, stai dicendo loro che sono coprofili e mangiano mer*a“.
6 alla moda imperante del “brand entertainment“. Se da un lato quello di realizzare un programma a braccetto con gli sponsor è un’ottima mossa – specie in tempi di crisi – per produrre a basso costo, dall’altro si rischia – com’è tipico della tv italiana – di farsi prendere la mano.