Surreale e gradevole, NeriPoppins è stato innanzitutto un programma di sperimentazione. A prima vista, ciò che più lo ha caratterizzato è stata una curiosa forma di contaminazione: lo show di Rai3 – arrivato ieri sera alla sua ultima puntata – ha coniugato infatti un approccio televisivo ad un registro tipicamente teatrale, catturando il telespettatore nella sua dimensione onirica. Per sei settimane la trasmissione di Neri Marcorè ha rappresentato un mondo alla rovescia, paradossale, e soprattutto lontano dalla stringente attualità politica che spesso la fa da padrona negli spazi d’intrattenimento. Non ci sono state imitazioni né parodie: NeriPoppins ha parlato d’altro. Di cosa, però, non sempre lo abbiamo afferrato…
La narrazione è stata costituita dal susseguirsi di cortometraggi, sketch e performance recitative più o meno efficaci. Un’occasione per vedere un Neri Marcorè versatile, molto attore e poco comico: del resto, l’obiettivo del programma era proprio quello di permettere all’artista di sperimentare nuove forme di spettacolo. Con il supporto di un valido cast fisso composto da Antonio Rezza, Paola Minaccioni e Giovanni Esposito, Marcorè si è trasformato, ha cantato e recitato, facendosi spesso da parte, quasi a sottolineare che il suo era uno show a più voci, senza un frontman né un conduttore.
Questo è stato certamente un aspetto sorprendente, ma è anche il più punto debole. Così, infatti, il programma ha mancato di un filo conduttore, e le varie gag proposte sono apparse scollegate tra loro, sospese nel vuoto, messe lì con un criterio totalmente ignoto al telespettatore. Non c’è stata alcuna continuità narrativa, e ciò ha solo creato confusione. Anche la presenza degli ospiti non è risultata adeguatamente valorizzata: essa, infatti, si spesso è ridotta ad una comparsata o ad un duetto con lo stesso Marcorè. Ieri sera è toccato alla cantante Annalisa Scarrone (ex di Amici), la quale si è esibita in tre momenti tanto fugaci quanto inconsistenti.