Quarto Grado - Garage Misseri
Il “garage degli orrori” è come tutti se lo immaginano, in disordine e polveroso. Angosciante. Ecco zio Michele Misseri, rovista tra ferri vecchi e trova una cordicella, guarda in volto gli inquirenti. “Sarah era girata di spalle e se ne stava andando, io ricordo che le ho fatto due giri intorno al collo e ho tirato. Si è accasciata” racconta e non fa una piega (guarda il video). Il luogo dell’omicidio è quello vero, i protagonisti pure. Le immagini non lasciano spazio a dubbi: siamo di fronte a un documento “eccezionale“, “imperdibile“, raccolto in presa diretta. A trasmetterlo Quarto Grado di Salvo Sottile durante la puntata di ieri sera e, quest’oggi, il Tg1 nell’ edizione delle 13:30. Si tratta del video del primo sopralluogo effettuato il 15 ottobre scorso dagli investigatori assieme a zio Michè nel garage dove è stata uccisa Sarah Scazzi. Una testimonianza che, per intero, dura quasi trenta minuti. Eccolo sugli schermi: tutti a guardare “l’orco“.
“Ho preso un cartone e ho coperto il cadavere di Sarah” spiega Misseri circondato dagli inquirenti e affiancato dall’avvocato Galoppa, suo difensore. Poi conferma che la figlia Sabrina non ha preso parte all’omicidio ma lo ha solo aiutato a pulire il garage, inconsapevole che sul pavimento ci fossero le tracce della nefandezza appena compiuta. Questo accadeva agli inizi di ottobre, oggi Michele ha ritrattato addossando sulla figlia le responsabilità del delitto: è stata lei a uccidere Sarah. Pane per i denti dei tanti talk che in questi mesi hanno riservato una morbosa attenzione alla tragica vicenda, trasformando Avetrana nel set di una fiction senza pudore. Adesso la story continua.
Sull’onda della cronaca Quarto Grado e il Tg1 hanno diffuso le immagini del sopralluogo in cui zio Michele raccontava la sua prima versione dell’omicidio. Sui contenuti di questa testimonianza alcuni programmi tv ci hanno fantasticato per giorni interi, tra ricostruzioni plastici e interpretazioni affidate al primo tuttologo turno. Ora eccolo qui, il documento “esclusivo” e il pubblico si appassiona a rovistare sul luogo del delitto, ad ascoltare le parole dell’assassino. Che effetto gli fa?