La chiarezza, innanzitutto. Quella che sul Metodo Stamina è spesso mancata, e di cui ora sente sempre più il bisogno. Perché è bene ribadirlo: sulla salute non si scherza (e sull’informazione men che meno). Si debbono dunque mettere alcuni punti fermi sulle polemiche in merito alla controversa terapia, che hanno visto il programma televisivo Le Iene finire al centro del ciclone. Lo show di Davide Parenti è stato infatti accusato di aver dato eccessiva visibilità ad un metodo scientificamente non provato, aprendo il microfono alle teorie dell’ideatore Davide Vannoni, ora indagato per somministrazione di farmaci imperfetti ed esercizio abusivo della professione medica.
“Abbiamo solo raccontato” ha replicato il produttore de Le Iene, il quale ha poi evidenziato le presunte colpe dello Stato Italiano, che – ha denunciato – “da un lato prima autorizza le famiglie ad essere trattate, dall’altro invece blocca i trattamenti e dall’altro ancora con i giudici poi ordina che invece proseguano“. E, in effetti, il comportamento istituzionale sulla vicenda non è sempre stato così lineare. Lo stesso, però, potremmo dire per Le Iene, che da una parte hanno avuto il merito di richiamare l’attenzione sull’argomento Stamina e dall’altra hanno invece veicolato messaggi tutt’altro che imparziali.
Nei ripetuti servizi sul tema, infatti, il programma di Italia1 è apparso sbilanciato verso un approccio favorevole al metodo (o per lo meno questa è stata l’impressione di molti), di cui sono stati mostrati più i risultati positivi che le criticità. Le immagini dei pazienti in cura hanno poi contribuito ad accrescere l’umana e sincera compassione del pubblico, ma col rischio che venissero poste in secondo piano le argomentazioni del dibattito scientifico. Il tutto, amplificato dalla potente eco mediatica e social di cui gode il programma.