Mauro Fratini



23
febbraio

MAURO FRATINI (STAND UP COMEDY) A DM: IL MIO SPETTATORE IDEALE E’ UNA PERSONA ALLA QUALE VOGLIO BENE

Mauro Fratini

Da una parte guadagnava, dall’altra cercava di realizzare il suo sogno. Prima di dedicarsi completamente all’attività di stand up comedian e di approdare a Comedy Central, Mauro Fratini ha ricoperto più di un ruolo nell’ambito della produzione televisiva che nulla aveva a che fare con il palcoscenico. La sua “doppia vita” dà il la alla nostra chiacchierata che arriva a poche ore dal debutto di Mauro nelle vesti di conduttore della puntata di Stand Up Comedy, in onda stasera alle 23 sul canale 124 di Sky.

Hai un curriculum variegato che spazia tra cose diversissime e non sempre riconducibili alla comicità…

Ho iniziato con la scuola di teatro, poi l’università, coltivando sempre il sogno del palcoscenico. Mi è capitato in seguito di fare produzione e televisione in vari ruoli (all’inizio ho fatto il direttore produttivo e il regista) e, dunque, ho sempre diversificato percorrendo due strade parallele. Da una prendevo i soldi e con l’altra facevo quello che volevo fare.

Perchè poi hai detto “basta”? Erano arrivati i guadagni?

Quando dalla mia cantina, con Filippo Giardina, facevo un videoblog sulla rassegna stampa – e Repubblica.it ci prendeva i video – eravamo dei precursori e non si guadagnava. Anche con Satiriasi non guadagnavamo e abbiamo sempre detto che “attaccavamo il profitto”. Se la logica di quello che fai sarà sempre quella di arrivare al profitto farai quello che ti dicono gli altri. Poveri per poveri, almeno ora facciamo quello che ci va di fare. Sono arrivato ad un punto in cui non avrei potuto raggiungere i risultati che volevo se avessi fatto due cose contemporaneamente.

Peraltro ti fai portatore di un tipo di comicità diversa da quella televisiva classica…

Sicuramente all’inizio il nostro era un linguaggio non televisivo per quello che la televisione tendeva a proporre. Avevamo la voglia di raccontare qualcosa, e in televisione non c’è mai il tempo. E se ci pensiamo il problema principale dei nostri giorni è che non sappiamo più ascoltare gli altri, ci annoiamo subito di tutto. La nostra è una comicità più teatrale che racchiude la voglia di comunicare a qualcuno. In tv abbiamo abbiamo accorciato i nostri monologhi, che in una serata possono durare tra i 7 e i 10 minuti. Un tempo non esagerato perché bisogna mantenere viva l’attenzione nello spettatore.