Quanto ci mancherà è ancora presto per dirlo (non ce ne rendiamo ancora conto), ma sicuramente ci mancherà tanto, tantissimo. Lui era uno di noi, un tifoso che viveva e pulsava di calcio, di onestà intellettuale, di passione sana. Un uomo pieno di valori, competente, amato da tutti perchè non si poteva non volergli bene. Fino all’ultimo ha resistito forte della sua passione, ancora più forte di quel male che probabilmente è stata la causa della sua scomparsa. Giornalista con un pedigree di razza, fu il primo giornalista che intuì la forza della televisione: abbandonò, infatti, presto la carta stampata per diventare conduttore, opinionista e, in alcuni casi, direttore delle news di alcune tv private. Compagno di avventura per alcune edizioni del “Processo di Biscardi”, dove inventò vari tormentoni: dalle famose “Bombe” al mitico pendolino, al “chi butti giù dalla torre”, alla moviola umana. Idee poi riprese un pò da tutti ed entrate nell’immaginario collettivo e in quasi tutte le trasmissioni che parlano di calcio, fino ad riapprodare definitivamente, da ormai molti anni, nella redazione di Sport Mediaset.
Si ricorderanno i tanti anni in Gazzetta, il padre Giovanni, scrittore ed umorista, il fratello Paolo, scrittore e direttore di giornali, ma di questi argomenti se ne occuperanno sicuramente tutti. Invece a noi piace ricordarlo nell’Appello del martedì su Italia 1, un programma sperimentale ed innovativo che inventò un Mughini opinionista televisivo, fino ad allora conosciuto ai più come giornalista, scrittore ed intellettuale con il suo storico “Aborroooo”, la geniale partecipazione del grande mago Helenio Herrera, le atmosfere da teatro dell’assurdo apparentemente trash con vallette prosperose e personaggi coloriti; ma Lui ebbe il merito di inventarsi una nicchia, un modello mai più riproposto da nessuno: la rilettura critica dei programmi sportivi e delle discussioni generate dai fatti accaduti la domenica precedente.
Ci piace ricordare che non aveva la patente, girava solo coi mezzi, ricordiamo il suo rapporto con la vecchia madre che accudiva come un Angelo. Ci piace inoltre rimembrare il suo secondo grande amore, la boxe; un amore ai più poco conosciuto, ma quei pochi che frequentavano il Palalido di Milano, potevano scorgerlo a bordo ring a gustarsi gli incontri e scrivere di boxe: credo fosse il periodo del dualismo Benvenuti Mazzinghi, dei Ghelfi, dei Branchini, tempi eroici di uno sport che allora vedeva noi Italiani primeggiare in tutti i ring del mondo.