Il Millennium bug non c’è stato. O se c’è stato non ce ne siamo proprio accorti. L’approfondimento estivo condotto su Rai3 da Mia Ceran, Elisabetta Margonari e Marianna Aprile non è infatti riuscito a resettare le dinamiche del tradizionale talk show, né ha aggiornato il sistema operativo che ormai da anni fa girare il racconto della politica in tv. Giunto ormai alla sua terza puntata, il programma si è presentato al pubblico come una specie di Ballarò dai toni più distesi, e con il vantaggio di una conduzione affidata a tre gentili (e preparate) signore.
Al di là dell’aspetto estetico, però, il tridente d’attacco al femminile non ha fatto faville. L’interazione tra le brave conduttrici, infatti, è ancora meccanica e legata al copione: ora parlo io, poi finisco e tocca a te. Al contrario, preferiremmo che le prime donne di Millennium palleggiassero più spesso tra loro – pur nella diversità dei ruoli assegnati – così da attribuire al dibattito un ritmo frizzante. Che i toni del confronto rimangano pacati è sempre positivo, per carità, ma un guizzo ogni tanto non guasterebbe. Ieri sera, ad esempio, in studio c’era una Daniela Santanché meno fumantina del solito: che il clima disteso della trasmissione abbia ammansito la Pitonessa?
Al momento, la capacità di sintesi della Margonari (in collegamento) e la precisione di Marianna Aprile non sempre si intrecciano al meglio con il piglio autonomo di Mia Ceran, la quale è certamente una prima inter pares. Nell’economia della trasmissione, infatti, l’avvenente giornalista italo-tedesca ha un’indipendenza superiore rispetto alle colleghe. Mia introduce gli ospiti, modera il dibattito, fa il contraddittorio e incalza l’interlocutore, chiama i “cartelli” in grafica proprio come Floris ai tempi di Ballarò. Non è un caso che su di lei vi siano certe aspettative, anche da parte del direttore di rete.