La “guerra dei vent’anni” ognuno la combatte come meglio crede: con la pistola, col pistolino, con le requisitorie a pallettoni o le sparate in tv. C’è poi chi va in piazza a criticare i magistrati e chi, invece, quasi si atteggia da magistrato nella piazza (mediatica) a sua disposizione. Questo sembra il caso di Michele Santoro, che ieri sera a Servizio Pubblico è tornato a parlare del processo Ruby con testimonianze, intercettazioni, ricostruzioni ed interviste. In verità, il giornalista aveva promesso di non voler entrare nel merito del procedimento giudiziario ma di fatto – con una furbizia salernitana, delle sue origini (cit.) – è riuscito a tratteggiare un quadro dei fatti poco lusinghiero nei confronti del Cavaliere.
Tutto legittimo, tutto come da copione: è il gioco delle parti, e va bene così. Se non fosse che, ad un tratto, il clima di dissolutezza del bunga bunga si è impossessato dello studio di Cinecittà, contagiando irreparabilmente anche il conduttore ed i suoi ospiti. Durante l’acceso confronto tra Marco Travaglio e Daniela Santanché – vero pezzo forte del talk show – quest’ultima si è provocatoriamente dichiarata lesbica (sotto il video): “…mantengo due donne in difficoltà, le ospito a mangiare a casa mia: che cosa sono?” ha detto, stoppando le critiche del giornalista sulle frequentazioni dell’ex premier. Un boutade smorzata subito da Santoro con ironia: “qui non si dicono bugie così plateali, mi dissocio” ha chiosato il conduttore.
Di lì a poco, però, anche Michele Santoro avrebbe ceduto al trastullo delle battutine a sfondo sessuale. Perché chi di bunga bunga ferisce, di bunga bunga perisce. A Servizio Pubblico è comparsa la trans Efe Bal, già nota al pubblico per alcune sue ospitate a Verissimo e Pomeriggio Cinque, e alla sua vista il conduttore ha mollato i freni inibitori. “Io sono stufa, ho le palle piene di sentire questo caso di Ruby” ha esordito la escort (mestiere rivendicato dalla stessa). E Santoro: “Si fa per dire oppure…?“, riferendosi agli attributi di Efe.