Immigrazione



8
gennaio

Il Commissario Montalbano e l’immigrazione: quando la fiction si fa attuale

Luca Zingaretti

Luca Zingaretti

L’11 e il 18 febbraio 2019 sbarcheranno su Rai 1 i due nuovi episodi de Il Commissario Montalbano, intitolati Una Storia del ‘43 e L’Altro Capo del Filo. Ed il verbo non è scelto a caso, dal momento che entrambi i film ruoteranno attorno al delicato tema dei migranti, con la messa in scena di sbarchi ed un progetto complessivo che da filmico e letterario si fa anche un po’ politico.




6
settembre

SBARCA IN OLANDA IL GAME SHOW PER IMMIGRATI. E SCOPPIA LA POLEMICA

La prima puntata di Weg van Nederland

Non solo i reality show, ma anche i quiz fanno discutere. Il primo settembre ha preso il via in Olanda il game show Weg van Nederland, fin dal titolo controverso. In olandese, infatti può significare sia «Ama i Paesi Bassi» sia «Via dall’Olanda». I concorrenti sono immigrati ai quali è stata respinta la richiesta di permesso di soggiorno, quindi costretti a lasciare il paese nel giro di pochi mesi. In palio 4.000 euro con i quali gli ospiti momentanei dell’Olanda potranno ricominciare una nuova vita nel proprio paese d’origine. Per vincere il montepremi bisogna rispondere correttamente a una serie di domande sulla storia e sulla cultura dei Paesi Bassi.

Nella prima puntata, andata in onda giovedì scorso sul network Vpro, si sono affrontati cinque giovani: tra questi si sono distinti un ingegnere aeronautico camerunense e uno studente di lingue slave d’origine cecena. Alla fine però ha prevalso Gulistan, un diciottenne curdo la cui famiglia è fuggita dall’Armenia undici anni fa. Per lui è prevista l’espulsione assieme ad altri 11.500 immigrati clandestini; nel suo caso addolcita dal premio vinto in tv.

Società e televisione si incrociano e, inevitabilmente, scoppia la polemica. Il game è stato definito cinico, addirittura razzista. Di certo, si tratta di una mossa furba per cavalcare l’onda del problema dell’immigrazione per conquistare un’audience maggiore. I responsabili del format, però, si difendono e dichiarano come obiettivo del gioco, quello di dare agli espulsi una sorta di incentivo.


10
giugno

RADICI: SU RAI3 IL REPORTAGE CHE RACCONTA L’ALTRA FACCIA DELL’IMMIGRAZIONE

Radici, Rai3

Rosita la studentessa, Mohamed il sindacalista, Nela l’ attrice, Magatte il musicista… Nomi e volti che saranno i protagonisti di Radici, la serie di quattro reportage firmati da Davide Demichelis da oggi su Rai3. Il programma di seconda serata racconterà alcune appassionanti storie di immigrazione, fatte di sacrifici, coraggio, emozioni vive, convivenze tra culture ed abitudini che vengono da lontano. Molto lontano. Ed è proprio da lì, dalle “radici” di persona che la trasmissione inizierà il suo viaggio ‘all’indietro’ nella vita dei suoi protagonisti. Donne e uomini che oggi vivono regolarmente in Italia, ma provengono dalla Bolivia, dal Marocco, dalla Bosnia, dal Senegal… e vi ritornano, seguiti dalle telecamere di Rai3.

E così, in presa diretta, il pubblico condividerà con loro le sensazioni nel ritrovare i luoghi natali, o conoscerà i motivi che li hanno convinti a lasciare il proprio Paese e a diventare “immigrati”. Questa sera, ad esempio, Radici racconterà la storia di Rosa , 31 anni, boliviana, che vive e studia a Bergamo dove si mantiene facendo le pulizie a casa di una famiglia. Tornerà in Bolivia in compagnia della sua mamma - immigrata anche in Italia - per ritrovare la sua famiglia e la sua gente,  tra emozioni e ricordi. Nel ruolo di protagonista e interprete delle sue sensazioni, Rosita condurrà il telespettatore in profondità nella cultura e nel tessuto sociale della sua terra. Lo porterà sino alle sue ‘radici’.

L’obiettivo del programma, prodotto da Icaro Communication con la collaborazione del Premio Ilaria Alpi, del Wwf Italia e di Oxfam Italia, è anche quello di far luce sulla vita quotidiana dell’immigrato in Italia. Il suo lavoro, la sua casa, la sua città, le persone con cui vive: sono tutti aspetti che spesso passano in secondo piano o vengono addirittura ignorati da parte di un’informazione che, invece, preferisce raccontare l’immigrazione “pericolosa”, quella che non sa o non vuole integrarsi. Dietro i volti di chi cerca l’America nella nostra Penisola ci sono storie di povertà, diseguaglianza e sfruttamento che la nuova trasmissione-reportage della terza rete intende raccontare senza filtri.





6
aprile

LE IENE: GIULIO GOLIA SI FINGE UN IMMIGRATO TUNISINO E RISCHIA UNA FUCILATA

Immigrati in fuga dal centro di Manduria

Non è certo la prima volta che le Iene si cacciano nei guai ma Giulio Golia questa volta se l’è vista davvero brutta. L’emergenza immigrati è un tema caldo e attuale, e per raccontare in presa diretta la vita di migliaia di clandestini che da gennaio stanno affollando i centri di accoglienza del Sud Italia, l’inviato delle Iene si è finto un profugo tunisino. Come tanti altri immigrati veri in fuga dai centri di raccolta, Giulio Golia ha iniziato il viaggio della speranza verso nord partendo da Manduria, in Puglia, e proseguendo a piedi con pochi mezzi di fortuna.

Il servizio trasmesso nella puntata di questa sera testimonia le diverse reazioni della popolazione davanti al dramma dell’immigrazione. Tanti abitanti del posto gli offrono aiuto e solidarietà, fornendo cibo, acqua e qualche spicciolo. Quello che basta per tirare fino alla tappa successiva. Non tutti però si comportano allo stesso modo e Golia ha avuto modo di vivere in prima persona cosa può accadere quando la situazione degenera.

L’inviato di Italia 1 si è avvicinato ad una casa chiedendo un bicchiere d’acqua. L’ospitalità non è una dote di tutti: il proprietario l’ha accolto a suon di fucilate. Golia è riuscito a fuggire senza essere colpito mentre l’uomo stava ancora armando il fucile. Se a Golia è andata bene in fin dei conti, il suo attentatore potrebbe non essere l’unico in circolazione che pensa sia meglio farsi giustizia da soli.


30
marzo

L’ARENA: MASSIMO GILETTI CREA UN INCIDENTE DIPLOMATICO CON MALTA DOPO LE ACCUSE DI SPARARE AI BARCONI DEI MIGRANTI.

Massimo Giletti

Come se non bastassero le gatte da pelare nel Mediterraneo, ci si mette anche Massimo Giletti a complicare i tesi rapporti diplomatici che contraddistinguono questa fase storica. Il Ministero degli Affari esteri dell’isola di Malta condanna il presentatore de L’Arena per le dichiarazioni sulla gestione del traffico dei migranti da parte del piccolo stato a sud della Sicilia. In particolare ad aver irritato i maltesi è stata l’affermazione di Giletti sulla pratica, che tale popolazione avrebbe, di sparare ai barconi dei migranti per impedirgli l’approdo sull’isola.

Dichiarazioni cariche di superficialità secondo l’ambasciatore maltese Walter Balzan, che proprio ieri, intervistato da Agorà magazine, ha dichiarato: ‘non potevo accettare che qualcuno facesse delle dichiarazioni, così gravi ed irresponsabili, su uno Stato sovrano senza alcuna prova di quanto affermato’ – e rincara la dose affermando: ‘Un giornalista deve dire sempre la verità, specialmente su temi così importanti’.

Dalle parole di Balzan filtrerebbe anche il parere del nostro ambasciatore a Malta, che pare abbia preso le distanze dal modo di gestire la vicenda da parte della trasmissione domenicale esprimendo una posizione di comprensione del Governo Italiano per l’irritazione suscitata dalla vicenda presso il popolo maltese.

Che Giletti abbia peccato di pressapochismo lasciandosi prendere un po’ la mano dalla furia delle argomentazioni spesso istintive che animano la dialettica della sua arena? Quella dello sparo ai migranti è una storia circolata più volte e per più di una nazione, basti scorrere un po’ i commenti degli internauti sulla vicenda per capire come questa convinzione sia radicata presso la gente comune. Da qui però a sancire questa leggenda come fatto certo da riportare per diritto-dovere di cronaca il passo è effettivamente lungo.