“Mi chiamo Pupetta Marico e no’ tieng paura ‘e nisciun”. E’ questa la frase che conclude la fiction Pupetta, il coraggio e la passione. E che non abbia paura è comprensibile. I mercati generali sono appena esplosi e noi non abbiamo fatto in tempo a fare scorta di lattuga e pomodori. Volevamo proprio vederla impavida davanti a un paio di ben assestati lanci di San Marzano. Quelli buoni buoni per farci il sugo. Ne avremmo anche approfittato per prendere un paio di cipolle, che, magari, a mettergliele sotto gli occhi, a Manuela Arcuri, due lacrime due le uscivano. Più che una donna devastata dal dolore, sembrava stesse interpretando una concorrente del Grande Fratello.
Ma andiamo con ordine. Prima di tutto, mostrare Pupetta ancora con i vestiti insanguinati durante la veglia funebre, non è pulp, ma ridicolo. Nemmeno i vampiri di Twilight restano sporchi di sangue per così tanto tempo. Capiamo però che uno si arrangia come può. E dove non arriva l’espressività drammatica dell’attrice, magari un po’ di sangue aiuta a far comprendere al telespettatore che c’è contrizione. Lo abbiamo capito. Ci siamo contriti. Lo giuriamo. Toglietele quei vestiti, adesso.
A proposito di pulp. Vogliamo parlare della sparatoria in Galleria San Carlo, quella in cui Pupetta uccide Vitiello? Lì per un attimo abbiamo temuto il peggio. Che partisse “You never can tell” e che Michè risorgesse per fare il balletto con Pupè. Gli autori, in effetti, ci avevano pensato, poi però la paura che Tarantino mandasse Kill Bill gli ha fatto cambiare idea. Che Pupetta non avrà pure paura di nessuno, ma gli sceneggiatori si.
Certo se ne avessero avuta un po’ di più, magari avrebbero evitato di creare la figura, morbosamente inutile, del commissario pedofilo. Se fossimo a Forum l’accusa sarebbe di creatività pruriginosa in fiction televisiva, con l’aggravante della furbizia. Se c’è un pedofilo, Pupetta ha vinto. Prima regola della sceneggiatura: per rendere un personaggio positivo, mettigli accanto uno il più socialmente deprecabile possibile.
A proposito di sceneggiatura, eccoci per l’ultima volta a riportarvi le frasi cult di Pupetta. Ringraziamo tutti quelli che hanno reso possibile l’esistenza di questi post. E’ stato bello. Adesso, però, ci sono i campi da arare.