Il profeta del make up made in Italy, come l’ha definito il New York Times, sta per tornare in tv. Da oggi, 25 novembre, alle 14,30, Diego Dalla Palma sarà al timone di Come si Cambia, nuovo show di Rete 4 che aiuta un gruppo di donne a riscoprire la propria femminilità attraverso un cambio radicale di look e non solo. Partendo dall’ultima fatica catodica l’esperto di immagine si confessa a DM a 360 gradi…
Da dove nasce il progetto di Come si cambia?
Il programma è frutto di una combinazione di idee: io volevo porre l’accento sulle ripercussioni psicologiche che possono scaturire da problematiche estetiche; i miei autori erano, invece, intenzionati a cavalcare il filone “makeover”. E così abbiamo trovato una via di mezzo.
Per quale motivo un esperto di look intendeva dare maggiore spazio all’aspetto psicologico?
Cercare di capire chi ho davanti è sempre stato il segreto della mia professione. Non mi sono mai occupato dell’immagine di una persona senza averla conosciuta prima. Avrei guadagnato molto di più se non avessi sempre pensato di usare la parola e il pensiero prima del rossetto e del trucco. Di conseguenza, in accordo con il direttore di rete, ho dato un taglio più empatico alla mia conduzione evitando che Come si Cambia si trasformasse in un clone di trasmissioni sull’aspetto fisico, come il Brutto Anatroccolo, nelle quali non si dà spazio alla persona. Credo di non essere più bravo degli altri nel mio lavoro e che la mia particolarità stia proprio nel capire le persone anche solo guardandole negli occhi o tramite una stretta di mano.
Qual è la sua opinione nei confronti della chirurgia estetica?
Sono favorevole nei casi in cui ci sia un vero difetto da correggere; sono assolutamente contrario, invece, se comincia a diventare eccessiva come nei casi di Nicole Kidman, Alba Parietti e Valeria Marini. Guardando alcune donne mi chiedo: è chirurgia estetica o antiestetica? Nella prima puntata ci chiediamo se sia la rassegnazione che porta alla vecchiaia o la vecchiaia che porta alla rassegnazione. Io che non sono più giovane me lo sto chiedendo.
E che risposta si dà?
E’ la vecchiaia che porta alla rassegnazione. Bisogna tenere a mente una parola: consapevolezza. La consapevolezza di tutto, delle piccole e grandi cose, del fatto che se si attraversa la strada ad occhi chiusi si rischia, che il tempo passa, che se mangi tanto dormi male.
La collocazione domenicale delle 14.30 potrebbe essere penalizzante?
Forse, ma magari è stimolante. Inizialmente si era pensato al sabato alle 14.30 poi hanno cambiato idea. Tuttavia il mio pubblico potrebbe non essere lo stesso di Giletti e la D’Urso, potrei forse disturbare di più la Cabello. E’ un’ipotesi, poi non lo so. Confido nello zapping comunque.