Cetto La Qualunque



15
marzo

MATTEO RENZI COME CETTO LAQUALUNQUE: IL TG4 IRONIZZA SUL PREMIER (VIDEO)

Matteo Renzi, Cetto Laqualunque

Lo schermo diviso a metà: da una parte Matteo Renzi, dall’altra Cetto Laqualunque. L’accostamento ironico è stato messo a punto dal Tg4 diretto da Mario Giordano, sull’onda di alcune parodie comparse soprattutto in rete dopo le recenti performance del premier. Nell’edizione delle 19.00 del 13 marzo scorso, il notiziario di Rete4 ha messo a confronto i proclami annunciati dal Presidente del Consiglio nel suo piano di ripresa con le promesse millantate dal celebre personaggio comico interpretato da Antonio Albanese.

L’effetto è sorprendente. “C’è anche l’abolizione del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, ndDM)”, dice Matteo Renzi nelle immagini della conferenza stampa tenuta lo scorso 12 marzo a Palazzo Chigi. E – nell’accostamento del Tg4 – Cetto Laqualunque ribatte: “insisto, non ci saranno più bollette del gas e, aggiungo, aboliremo anche quelle della luce. Crepi l’avarizia!”. In un altro spezzone, il personaggio comico annuncia col suo accento calabrese l’intenzione di abolire l’Ici, ma questa proposta – in verità – era già stata realizzata da un noto politico con accento brianzolo.

Daremo mille euro a persona” spara ad un certo punto Antonio Albanese, alias Cetto Laqualunque. E Renzi, con un veloce passaggio all’attualità, gli fa eco in modo identico: “Dieci milioni di italiani vanno a prendere dieci miliardi di euro, che vuol dire mille euro su base annua“. La somiglianza, in questo caso, pareva schiacciante. Ecco il video di Renzi e Cetto a confronto:

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5
gennaio

CHE TEMPO CHE FA: OTTIMO TRIBUTO ALLA BRUCIANTE AMAREZZA DELLA RISATA AUTENTICA DI CETTO LA QUALUNQUE (ANTONIO ALBANESE)

Antonio Albanese, Cetto La Qualunque

Amo profondamente la televisione e proprio per questo ne faccio poca. Si potrebbe racchiudere con questo manifesto di poetica la bella chiacchierata di Antonio Albanese a Che tempo che fa, nella puntata monografica a lui dedicata domenica sera. Una dichiarazione di intenti di un attore per nulla snob verso il mezzo che ne ha consacrato maggiormente il talento, un messaggio significativo che richiama profondamente il disperato bisogno di analisi, studio e professionalità per essere degni protagonisti di un piccolo schermo che, oggi più che mai, ha bisogno di una grande rinascita.

Lungo la carrellata storica, che Fabio Fazio ha riproposto attraverso la galleria di maschere che Albanese ha regalato al pubblico nel corso della sua carriera, è emerso, per chi nutrisse ancora dubbi, tutto lo spessore umano e artistico di un attore che ha saputo interpretare al meglio la vena profonda della comicità. Nel segno del pirandelliano sentimento del contrario l’umorismo di Albanese ha messo in scena, specie con la meravigliosa invenzione della becera demagogia politica di La Qualunque, la bruciante amarezza che sottende la risata autentica.

Una brevissima incursione nella vita di un abile osservatore del mondo contemporaneo, spesso crudamente profetico della turpitudine dell’animo umano. Il politico che intreccia sesso e affari con superficialità ed egoismo diventa, per ammissione dello stesso interprete, tristemente, un moderato rispetto alle cronache. Si può comprendere Antonio Albanese scoprendo che dietro alla sua gestualità, studiata a volte per più di un anno prima di essere regalata al tubo catodico, c’è un pensiero di grande respiro, una precisissima attenzione sociologica al dettaglio umano, filtrata da un’esperienza non indifferente di attore teatrale itinerante.