Siete stanchi di vedere Terence Hill in abiti ecclesiastici? Vi mancano le scazzotate e i duelli all’ultimo sangue in vecchi saloon mal frequentati? Sentite l’impellente bisogno di far conoscere ai vostri figli quanto erano belli i vecchi film western? Canale 5 è pronta a rispondere alle vostre esigenze e programma in prima serata per due lunedì, stasera e lunedì 14, la nuova serie “Doc West“, in attesa del costosissimo e blasonatissimo “Intelligence” con Raoul Bova (leggi qui le modifiche sulla programmazione delle due fiction).
Presentato alla 66esima edizione del Festival di Venezia, “Doc West” è una produzione RTI-DAP, e si propone di riportare in prime-time un genere che è stato pilastro della cultura nazional-popolare italiana: nessuna sperimentazione di generi, solo una storia che segue la più fedele tradizione dei western italiani di ispirazione americana; “un western a modo nostro“, esclama il regista Giulio Base, che aggiunge: “una grande opera di ricerca e costruzione di quello che era il vero western“. La grande “non-novità” è ovviamente il ritorno al genere da parte di Terence Hill, che indossa nuovamente stivali country e cappello a favor di telecamera dopo anni: “il Western è felicità” – afferma Mario Girotti (questo il suo vero nome) - “…non solo per me, ma anche per tanta gente che dice di esserne felice. In molti mi hanno chiesto ‘quando torni ad andare sul cavallo anziche’ in bicicletta? Ecco, ci siamo!”.
Per non perdere di vista tutti gli stereotipi del caso, lo scazzottatore Terence (ebbene si, a 60 anni suonati dovrà ancora vedersela con risse, cazzotti e tavoli di compensato che si rompono non appena qualcuno ci finisce sù) sarà accompagnato da un fedele compagno burbero e di grossa stazza ma ”lasciate ogni speranza” voi che state pregustando il ritorno anche di Bud Spencer: si tratta di Paul Sorvino (nel ruolo dello sceriffo Basehart). Interamente girato a Santa Fè nel New Mexico, “Doc West” si avvale di un cast di tutto rispetto che vede tra gli altri: Ornella Muti, Clare Carey, Mary Petruolo e Casey (lo stallone nero che figurava negli episodi “Zorro” by Banderas).
La trama non brilla per originalità: un dottore (Terence Hill) solitario e buono, si porta dietro il rimorso di aver involontariamente ucciso un uomo in passato. Arrivato nel villaggio di Holysand, Terence si ritroverà immischiato in una faida fra due famiglie e, tra partite di poker e colpi di pistola, riuscirà a liberare il paesello dalla cappa dei nemici e a riscoprirsi utile a sè stesso e agli altri, assolvendo così tutti i suoi eventuali peccati passati.
”La forza di questa storia è aver dato un passato al mio pistolero. Avevo rinunciato all’idea di fare western, perché l’eredità di quanto fatto in passato era pesante ma Doc West è una scommessa che mi sono sentito di giocare. E’ una via di mezzo fra Il mio nome è Nessuno e Trinità. Rispetto ai film di allora però non si ride, si sorride. I tempi sono diversi, il pubblico è diverso”, commenta Hill, e noi.. ne prendiamo atto e attendiamo proprio il risconto da parte del pubblico.
Non ci sbilanciamo infatti in pronostici esaltati ed esaltanti, perchè “Doc West” sembra proprio voler riuscire nel difficile intento di trasformare un rientro importante (quello di Hill al Western) in un plausibile flop di inizio stagione: riformulare nel 2009 un’alchimia televisiva e cinematografica che andava di moda qualche decennio fa, corre infatti il rischio di diventare una “mal riuscita cattedrale nel deserto”. Quando uscivano i film che avevano per protagonista Clint Eastwood o, a voler volare bassi, lo stesso Terence Hill, questi attecchivano su una generazione che cresceva a suon di “Tex Willer”; una generazione che aveva uno sguardo più semplice e incantato sulla realtà e che aveva bisogno a tutti i costi dell’eroe buono. Il pubblico televisivo di oggi invece è diverso (appunto!), è molto più frammentato ed esigente per ogni fascia di età e tende a valorizzare maggiormente modelli più vicini alla realtà e al contesto vissuto; se poi vogliamo parlare del ricercato ”effetto-nostalgia”, il mito degli “spaghetti western” fa molto chic nei circoli culturali o comunque quando a parlarne è un certo regista di nome Quentin Tarantino, ma a livello nazional-popolare i film del genere sono rimasti ancora oggi confinati agli orari e sulle reti più di nicchia.
Forse i nostalgici di “Trinità” saranno comunque invogliati dal sintonizzarsi su Canale5, nell’attesa di vedere qualche pugno ben assestato, ma quando vedranno i turbamenti interiori del protagonista (oramai brizzolato) prendere il sopravvento sulle risse e i duelli, probabilmente gli verrà solo da rimpiangere i “bei vecchi film di una volta” e saranno pronti a lasciare il telecomando alla moglie per farle vedere l’ennesima replica di “Pretty Woman”.
Aspettando il ritorno di Don Matteo. Questo e’ chiaro.
1. Peppe ha scritto:
7 settembre 2009 alle 12:21