La tattica è ormai chiara. A Quelli che il Calcio si è scelto di invertire la rotta (degli ascolti) cercando di ingolosire il telespettatore con sprazzi di glorioso passato. A cominciare da una serie di volti familiari che negli anni hanno popolato il contenitore domenicale e che in questa stagione abbiamo visto susseguirsi alla corte di Victoria Cabello (su tutti Max Giusti e Gene Gnocchi). Stesso dicasi per lo studio che, al ritorno delle festività, è stato ritoccato strizzando l’occhio al passato nazionalpopolare, compreso l’inserimento delle postazioni ‘di faziana memoria’ per gli ospiti che guardano le partite.
Pian piano si cerca di ricreare vecchi schemi anche per ciò che concerne il ruolo dei comici. D’altronde risultava inconcepibile che le imitazioni costituissero momenti a sè quando, da Teocoli a Pantani, proprio la figura dell’imitatore/disturbatore, pronto ad intervenire in qualsiasi momento, ha da sempre impreziosito la trasmissione.
Tutto si avvia ad essere come prima, o quasi, tranne per un particolare tutto fuorchè irrisorio. Alla squadra di Quelli che il Calcio manca il centravanti. Victoria Cabello non ha la padronanza e la personalità di Fabio Fazio o Simona Ventura; di lei si ricordano la fastidiosa risata, le faccine schifate da snob della classe e il fare alternativo, non certo la verve o la capacità di guidare il programma. E più gli autori cercano di camminare come gamberi e più mettono in luce l’assenza del timoniere.
Intendiamoci, il programma resta valido – il Trio Medusa da solo vale metà prezzo del biglietto e in tv la Cabello non è il male peggiore – ma la sensazione guardando Quelli che il Calcio è che manchi qualcosa.
1. marcko ha scritto:
9 gennaio 2012 alle 14:55