28
aprile

Furia Bortone a Che Sarà: «Adesso mi sto scocciando» – Video

Serena Bortone - Che Sarà

Serena Bortone - Che Sarà

Il 25 aprile, il fascismo, l’antifascismo, il caso Scurati e le parole di Vannacci fanno parlare e dibattere nei vari talk, ma la furia si scatena a Che Sarà con protagonista Serena Bortone contro Massimo Magliaro, Presidente della Fondazione Almirante, che già da Giovanni Floris su La7 aveva agitato lo studio di DiMartedì con le sue dichiarazioni di sfida sul fascismo. La conduttrice di Rai 3 sbatte i tacchi e sbotta contro l’ospite: Adesso mi sto scocciando. Ecco cosa è successo.

Tra la Bortone e Magliaro le scintille partono fin da subito, quando lei gli chiede cosa pensa dell’affermazione della scrittrice Luciana Castellina, intervistata poco prima, che ha definito Giorgia Meloni “una fascista intelligente”. “L’audio dello studio – scusate, lo dico ai tecnici – non è molto facile. Io non ho capito nulla”, risponde l’ospite, che stizzito prosegue: “E quindi? La domanda qual è?”. La conduttrice, fintamente remissiva, si mostra incuriosita dal pensiero del giornalista, ex vicedirettore del TG1, e lo invita a dire la sua in merito a quanto detto sulla Premier.

“Credo che sia un giudizio azzeccato (…) Non è mica un reato, né essere intelligenti né fascisti

dichiara Magliaro. “Beh insomma, essere fascisti…”, ribatte la Bortone, che lui interrompe all’istante:

In quale articolo del codice penale sta scritto che non si può essere fascisti?.

La conduttrice, che oltre al Presidente della Fondazione Almirante ospita nel dibattito anche Monica Giandotti, Giovanna Melandri, Giovanni Scifoni e Nicola Lagioia, vuole in qualche modo vederci chiaro e domanda cosa vuol dire essere fascisti oggi?. “Sono passati 80 anni… Vi volete modernizzare?!”, risponde quasi scocciato Magliaro. Incalzato dalla Bortone, spiega cosa significa per lui essere oggi un fascista:

“Rispettare lo Stato, rispettare la Nazione, essere contro il mondialismo, essere per l’identità culturale del Paese, per avere un tipo di vita che non sia scimmiottato agli americani. E’ sufficiente già questo?”.

Gli animi si scaldano, con Magliaro che rincara il suo concetto e la Bortone che non arretra:

“Io di mio posso soltanto ribadire quello che già dico, che il fascismo è stato una pagina buia della storia italiana.

“Illuminiamola dai”, provoca lui. “E’ stata una pagina luminosa della storia italiana?”, ribatte la conduttrice.

“No, illuminiamo lo studio, parliamo con le luci in faccia. Dai, mamma mia, sono passati 80 anni, Serena, abbi pazienza

afferma Magliaro. La Bortone evidenzia così il fatto che “proprio perché sono passati 80 anni potremmo avere un giudizio critico di quella stagione (…) Il fascismo è stata una dittatura e come tale va giudicata. E poi, lanciando un servizio sul 25 aprile, lo silura:

Adesso faccio svenire Magliaro.

Né il filmato sul 25 aprile né una clip su Fiorello da Viva Rai2 riportano però il sereno a Che Sarà. Anzi, il meglio – o il peggio, dipende da quale sia il punto di vista – doveva ancora arrivare. Parlando delle discusse dichiarazioni del generale Vannacci, Magliaro ci tiene a fare un distinguo tra il fascismo e il nazismo:

“Il fascismo è una cosa, il nazismo è un’altra cosa. Non c’entrano assolutamente nulla. Il fascismo è di origine cristiana, il nazismo è pagano.

Qui si scatena la furia della Bortone, che esprime tutta la sua contrarietà, nei gesti – sbattendo i tacchi – ma soprattutto nel tono di voce, che si alza, e nelle parole:

“Scusatemi però, adesso mi sto scocciando. Allora il delitto Matteotti è cristiano? Siccome io sono cattolica, dire che il fascismo è cristiano è voler mettere dentro l’assioma che il delitto Matteotti sia cristiano (…) L’inizio del fascismo si fonda sul delitto Matteotti. E il delitto Matteotti non potete dirmi che è qualcosa di cristiano.

E, voltandosi verso Magliaro, quasi a volerlo fulminare, chiosa:

Sbaglio? Sbaglio?.

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1 Commento dei lettori »

1. La Berlinguer ha scritto:

28 aprile 2024 alle 16:06

Cara Bortone, vattene alla nuova Tele Kabul (9).
Insopportabile ed antipatica come poche, non degna di rappresentare il servizio pubblico.



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