26
gennaio

Intervista a Mr. Rain: «Sanremo mi ha fatto crescere e non sentire più solo. Non ritorno per la gara ma per un messaggio»

Mr. rain

Mr. Rain

E’ stata la rivelazione dello scorso anno. Mr. Rain, all’anagrafe Mattia Balardi, però non si è accontentato e, dopo i 12 mesi che gli hanno cambiato la vita, è già pronto a risalire sul palco del Festival di Sanremo. La molla è stata Due Altalene, canzone che racconta di cosa succede quando un genitore perde i propri figli ispirata a tante storie vere. Ce ne parla nella nostra intervista. 

In conferenza stampa hai detto: “Sanremo è servito a farmi sentire meno solo”. In che senso?

In Supereroi parlavo di depressione e di un periodo veramente duro, forse il più duro, della mia vita che ho vissuto 3-4 anni fa. Non mi sentivo compreso da nessuno, nemmeno dalle persone che amo. Era una sensazione quasi surreale, mi sentivo l’unica persona al mondo a soffrire per certe cose, che è impossibile. Quindi portare a Sanremo una canzone così, aprendomi e mostrandomi veramente a nudo, come non l’ho mai fatto, e dopo sentire l’amore delle persone, capire e vedere che un sacco di gente ha vissuto le mie stesse cose, è stata la chiave per non sentirmi più solo. Il fatto che io, come Mattia, sono cresciuto e mi sono sentito capito è il regalo più grande che mi ha donato Sanremo.

Partecipare a due Festival di seguito è una scelta inusuale. Come mai?

Non era mia intenzione farlo fino a 6-8 mesi fa. E’ stata una conseguenza il brano che ho scritto perché mi sembrava giusto presentare una canzone come Due Altalene, con un messaggio potente e puro. E’ stata quella la benzina che mi ha dato la forza per riprovare Sanremo. Come ogni anno, farò la mia gara parallela, porto semplicemente me stesso, vado lì non per la classifica ma per un messaggio di un sacco di gente perchè Due Altalene è una canzone collettiva. Parla di perdita e comprende tutte le storie che mi hanno raccontato in questi 8 mesi. E’ una canzone che ho scritto in tantissimo tempo per racchiudere quello che ho provato. La difficoltà sarà cercare di trattenere e di gestire queste emozioni quando sarò sul palco.

C’è una storia però, da dove tutto è iniziato.

C’è una storia zero, una storia che mi ha dato la scintilla per scrivere la canzone che parla di questo genitore che ha perso i figli. E’ stato veramente duro.

Lo conoscevi prima?

No, non lo conoscevo, l’ho conosciuto quando mi hanno raccontato questa cosa. E’ una persona con cui ho ancora un legame, l’ho invitata in vari concerti. Da quell’episodio, ho cominciato a far entrare nel backstage un sacco di gente, tantissimi mi chiedevano di parlarmi per dirmi come Supereroi sia stata di supporto. E ascoltare queste persone, spesso anche in lacrime, è stato straziante ma mi ha fatto veramente crescere perché mi sono sentito finalmente utile a qualcuno. Io vado a Sanremo per portare tutto questo.

Non ci sarà il coro di bambini ma ci saranno delle immagini.

Non ci sarà il coro perché semplicemente non è nata con un coro di bambini o di più grandi. Sarei stato un paraculo a farlo, sarebbe stata una forzatura. Non sarei stato sincero né con me stesso né col pubblico. Sto pensando a come raccontarla al meglio sul palco, sto valutando delle immagini, definendo un po’ tutto. Mancano pochissimi giorni ma siamo in tempo.

Ma è vero che l’anno scorso sei andato sul palco col vestito sporco di vomito?

Alla finale. C’era un bimbo che aveva preso freddo, due minuti prima di salire, mi sono girato e questo bambino del coro mi ha vomitato su tutta la gamba. Io ero totalmente vestito di bianco.

Cosa si pensa in quei momenti?

Del vestito non me ne fregava nulla. Ero veramente in crisi ma per il bimbo. Un po’ tutto il coro si era spaventato ma fortunatamente è stato subito meglio. Così io e un altro bimbo siamo saliti sul palco pieni di vomito. Infatti, se ci fai caso, la sera della finale mi sono seduto di lato e non frontale proprio per non far vedere il vomito.

Hai parlato di pregiudizi nel mondo musicale nostrano. Sei stato vittima di tali pregiudizi?

Io personalmente non più di tanto, qualcosa all’inizio, ma ovviamente terrò tutto in mega privacy perché è giusto così. Quello che ho notato è che è la differenza più grande tra l’Italia e la Spagna dove ho appena cominciato un mio progetto parallelo. Sto facendo un nuovo disco in spagnolo, sto imparando la lingua, e ho visto che là non hanno veramente pregiudizi. Puoi essere una persona che ha cominciato a cantare ieri e vali quanto gli altri, com’è giusto che sia. E’ per questo che mi trovo veramente bene a fare musica in Spagna.

Com’è stato incontrare due volte il Papa?

Non ho parlato con lui, sono stato a circa 10 metri ma ha fatto l’ingresso nella sala su Supereroi. Ho pensato: “Questo qua è un sogno, com’è possibile”. E’ stato veramente incredibile anche perché c’erano 5-6 mila persone che cantavano Supereroi, non so neanche descrivertelo, qualcosa di veramente fuori dal comune e magico.

Hai 50 euro da scommettere sul vincitore di Sanremo. Su chi punti? Puoi scommettere anche su te stesso.

Non scommetterei mai su me stesso. Scommetterei su Geolier.

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