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gennaio

Intervista ai Negramaro. Giuliano Sangiorgi: «A Sanremo non per strategia ma per condividere emozioni. Ho un problema di autostima da sempre»

Negramaro

Negramaro

La prima e ultima volta al Festival di Sanremo l’hanno definita un trauma. Ma ora, diciannove anni e svariati dischi di platino dopo, i Negramaro hanno accettato l’invito di Amadeus a rimettersi in gioco su quel palco. Con Ricominciamo Tutto, cantano di perdono e di occasioni per ripartire da zero. DavideMaggio.it ha incontrato la band formata da Giuliano Sangiorgi, Andrea Mariano, Lele Spedicato, Ermanno Carlà, Danilo Tasco e Pupillo per farsi raccontare qualcosa di più sull’atteso ritorno in Riviera e su loro stessi. 

Intervista ai Negramaro

Siete diventati una case history sanremese, in quanto esempio di band eliminata ma che poi ha successo. Ora volete riprendervi tutto quello che è vostro?

Giuliano: Ce lo siamo ripresi abbondantemente. Vogliamo solo condividere una grande emozione legata alla nuova canzone, al nuovo disco, al tour negli stadi. Vale a dire usare la grande platea che è Sanremo, che Amadeus ha ingigantito negli ultimi anni, per veicolare le nostre emozioni. Non abbiamo nulla da riprenderci, anzi. Ricominciamo Tutto non nasce da una crisi ma dalla voglia di ricominciare quotidianamente, anche fra noi sei, partendo da zero come se non fosse mai successo nulla. Questo è importante perché ti permette di emozionarci ed emozionare.

Come si fa a ricominciare tutto?

Danilo: Basta non avere pregiudizi, confidare nei cambiamenti che ogni giorno uno di noi ha. Accettarli anche nelle diversità con gli altri.

A proposito di pregiudizi, Giuliano mi hai colpito quando, in conferenza stampa, hai detto di avere pregiudizi su te stesso. Quali?

Giuliano: Ho problemi di autostima ma da sempre. Il giorno dopo aver fatto un grande concerto a San Siro, sono a fare la spesa pensando di non aver fatto nulla. Da un certo punto di vista questo mi aiuta a ricominciare tutto e ha un senso positivo, dall’altro sarebbe bene accorgersi di quello che abbiamo fatto insieme. E’ come se annullassi, resettassi veramente tutto, se andassi avanti senza pensare al passato. Ora, tirando le somme, penso che dovrei guardarmi un po’ più indietro, questa è già una critica che mi faccio. Devo prendere quello che abbiamo fatto con più fierezza. A volte penso di non aver fatto nulla, invece è veramente tanto. Adesso me ne accorgo.

Vent’anni fa non esistevano i social, non esisteva lo streaming che ha cambiato il mercato musicale. Nella vostra partecipazione a Sanremo, c’è anche un ragionamento di tipo commerciale, strategico?

Giuliano: No, perchè se non fosse arrivato l’invito di Amadeus non penso avremmo mai immaginato di parteciparvi. In primis perchè avevamo un po’ di quei pregiudizi, che tutti un po’ avevano. Adesso li abbiamo superati perché la musica è diventata in maniera più leggera profonda e in maniera più profonda è diventata più leggera per noi. Ora è veramente la nostra vita, e credo che non abbiamo fatto riflessioni di strategia, riusciamo a fare la musica dal vivo in contesti giganteschi e quello è fondamentale. Per noi ricominciare dallo Stadio di Napoli, che per la prima volta ospiterà una band italiana, è una grande conquista. Viviamo la nostra musica perché è la nostra vita. I numeri fanno parte di chi lavora intorno a noi, noi pensiamo ad altro. Pensassimo ai numeri non staremmo qui o saremmo venuti molto prima a Sanremo a fare strategia. Non è questo il caso.

Ho letto una tua intervista di 10 anni fa in cui ti lamentavi della poca attenzione delle istituzioni nei confronti della musica come tipologia di arte. Cosa è cambiato in questi anni?

Giuliano: Sanremo è un’istituzione sì forse, Rai1 sì. Noi suonavamo nel 2005 alle 2 di notte e i giovani non avevano una grande attenzione, in questi anni, soprattutto con Amadeus, hanno messo di nuovo al centro i giovani che portano la rivoluzione. Credo stia succedendo quello che succedeva negli anni 60, quando c’è stato Battisti.

Col nuovo meccanismo di Sanremo Giovani, che si tiene a dicembre, voi però non sareste arrivati all’Ariston.

Giuliano: Noi non saremmo proprio arrivati!

Andrea: C’è stata una lunghissima evoluzione nel tempo. Quando abbiamo partecipato, è stato il primo anno in cui un giovane, che si esibiva magari tardi, poteva vincere tutto il Festival (non era la primissima volta ma era un meccanismo inedito, ndDM).

Giuliano: E’ vero, Paolo Bonolis fu bravo.

Andrea: C’è stato un processo lungo ma secondo me inesorabile. La musica è evoluzione. Se un Festival del genere vuole “sopravvivere”, deve guardare a quello che succede realmente nella musica e nelle piattaforme.

Nella serata cover cosa dobbiamo aspettarci?

Giuliano: Un bel mix d’emozioni che ci riguardano e riguardano i nostri 20 anni di musica. C’è un riflesso della musica mondiale degli ultimi 30 anni, tutto quello che ci è piaciuto. Non è stata una cosa cercata a priori, l’ispirazione è stata così forte che ci ha portato verso linee guida così grandi.

Avete 50 euro da scommettere sul vincitore di Sanremo. Su chi puntate?

Giuliano: Sugli altri 29 si può?

Un solo nome, compresi voi.

Giuliano: Su noi stessi no, non vinciamo (fa gesto scaramantico, ndDM).

Lele: Trattasi di scommessa. Sui Negramaro…

Andrea: Su Rose Villain.

Giuliano: Posso fare un foglietto poi te lo do, sono sicuro vincerà quello che ti dico. Non te lo dico adesso. Qualche ora prima te lo consegnerà il nostro ufficio stampa.

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