Promossi
10 a Marco Mengoni. Era chiamato ad un grande risultato e ha saputo mantenere ogni promessa. Se il brano poteva giocarsela con altri, il mix tra l’interpretazione e il pregresso di carriera gli ha consegnato una vittoria schiacciante. Simply The best.
9 a Lazza. Alla vigilia, il pubblico si divideva in 2: c’era chi non sapeva neanche chi fosse e chi, invece, ascolta incessantemente le sue canzoni. E ora il salto, che non era riuscito dodici mesi fa a Rkomi, è arrivato. Quando nasce un amore.
8 a Tananai. E’ stato lungimirante a scegliere di proporsi in una veste completamente diversa rispetto allo scorso anno o al tormentone estivo che l’ha visto protagonista. Il pubblico boccia chi non si evolve. Vado al massimo.
8 a Amadeus. Il conduttore supera se stesso. Ha capito cosa il pubblico cerca e glielo propina senza troppi fronzoli; fondamentale avere puntato tutto sui big in gara. Insuperabile.
7 al Festival di Sanremo 2023. Quando fai quegli ascolti “che je vuoi di’”? Ed obiettivamente c’è da levarsi il cappello. Tuttavia rimaniamo convinti che alcune cose vadano cambiate: il numero dei big, i giovani sacrificati, la serata cover che concorre alla classifica finale, le donne “bellissime e brave” (cit) a rotazione che fanno i monologhi, gli ospiti cheap, il servilismo nei confronti di Fedez… Grande grande grande.
7 a Gianni Morandi. Presenza delicata, positiva, non essenziale ma rassicurante. Uno su mille.
6 1/2 a Rosa Chemical. Trasgressivo ed elegante, provocante e compito, il cantante di Made in Italy si è fatto notare in quel di Sanremo per personalità e per un brano vivace. Scongiurato il rischio clone di Achille Lauro, il cui riscontro mediatico sanremese rimane superiore. Eccessivo e fintamente/inutilmente trasgressivo, lo show con Fedez in finale. Livin la vida loca.
6 ai Cugini di Campagna. Dopo 50 anni di carriera, è arrivato l’esordio sanremese per il gruppo anni 70. E proprio la loro immutabilità rendeva curiosa e rischiosa la loro partecipazione. Sono riusciti, invece, a trovare una cifra coerente. Grazie dei fiori.
6 a Ultimo. Diciamocelo: il problema è stata la canzone. Il cantante romano si è dimostrato fortissimo al televoto, il che rimane per lui una buona notizia, ma quando il brano è uno dei tuoi singoli meno forti… Saliró.
Bocciati
5 1/2 a Anna Oxa. Che si trattasse di look, delle canzoni o delle polemiche (un po’ stiracchiate quelle che l’hanno vista protagonista), ci si aspettava di più. Il 25esimo posto sembra comunque immeritato. C’è chi dice è una strega tanto lei se ne frega.
5 a Giorgia. E’ la delusione di questo Festival. Da una campionessa della canzone, che torna dopo 20 anni, ti saresti aspettato i fuochi d’artificio e non una risicata sufficienza che si è tradotta nel sesto posto. Gestita male anche la sua comunicazione festivaliera. Si può fare di più.
4 a Mara Sattei. Nonostante una canzone orecchiabile scritta da Damiano dei Maneskin, su un tema attuale, la sua presenza è passata del tutto inosservata. Colpa di performance non eccezionali e probabilmente di una comunicazione debole. Ma tu chi sei? Che cosa vuoi?
3 a Levante. Quando finisci 23 esima davanti solo ai giovani e Anna Oxa, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Sarà anche perchè sembrava irriconoscibile? Maledetta Primavera.
2 alle letture degli ascolti in conferenza stampa. I dati sono stati super positivi e proprio per questo sfugge il motivo di comunicazioni parziali e confronti che definire azzardati è dir poco. Parole parole parole.
1 a 28 cantanti in gara. Amadeus ha allungato il numero di Big confezionando di conseguenza serate lunghissime. Lo ha fatto in nome della qualità musicale ma proprio in nome di questa qualità non bisognerebbe “sprecarle”. In questo modo, i giovani sono destinati a fare da cuscinetto, trasformandosi in vittime sacrificali per far sì che i big non finiscano ultimi. Ogni scarrafone è bell a mamma soia.
1. Marco ha scritto:
13 febbraio 2023 alle 12:57