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Lolita e Mina: il processo di ‘santificazione’ delle donne della fiction Rai

Stefania Stefanelli

di Stefania Stefanelli

26/02/2021 - 15:40

Lolita e Mina: il processo di ‘santificazione’ delle donne della fiction Rai
Lolita Lobosco - Luisa Ranieri
Lolita Lobosco - Luisa Ranieri

La Rai vuole esaltare le donne, celebrarle, donare loro lo spazio che a loro spetta e per questo le eroine femminili della fiction sono sempre di più. Donne forti e valide, come Lolita Lobosco e Mina Settembre, che vogliono affermarsi sul lavoro senza rinunciare al privato e non essere assoggettate al volere maschile; ma neanche loro hanno avuto il privilegio di poter essere se stesse al 100%, si sono dovute piegare alle esigenze editoriali ed ecco che tra i romanzi in cui sono nate e le fiction che le vedono protagoniste, ci sono delle differenze importanti. Tutt’altro che casuali.

Partiamo da Mina Settembre, l’assistente sociale con il volto solare di Serena Rossi, che si è fatta amare dal pubblico per la sua bontà d’animo e la sua semplicità. Un personaggio positivo, senza ombre, idealizzato: impossibile non tifare per questa ragazza volenterosa e generosa, tradita dal marito, tradita dal ricordo del padre e dalla sua migliore amica, mai appariscente e bella come il sole.

Ebbene, nei racconti di Maurizio De Giovanni – ai quali la serie è ispirata più che liberamente tratta, tanto che lo scrittore non ha preso parte alla stesura delle sceneggiature – Gelsomina Settembre non è così. Ha oltre quarant’anni, forme importanti e provocanti che cerca di nascondere per non farsi guardare insistentemente dagli uomini – in particolare da Rudy, il custode del consultorio che nella fiction ha il volto affettuoso e amichevole di Nando Paone, ma nei libri è un cascamorto quasi molesto – e, soprattutto, un ex marito che lei ha tradito, non il contrario. Una donna che non subisce i guai, ma un po’ se li cerca, una fin troppo normale che, proprio per questo, andava “castigata” ed aiutata a diventare una beniamina del pubblico.

Per renderla quanto più pura ed innocente possibile, gli sceneggiatori hanno costruito ad hoc per lei una linea narrativa drammatica – nella quale De Giovanni non si ritrovava – che l’ha resa di nuovo bambina, nel tentativo di scoprire la verità sul padre defunto e sulla sua amante segreta. Un meccanismo messo in atto anche con Lolita Lobosco che, se nei libri di Gabriella Genisi è figlia di un poliziotto morto in servizio, nella fiction si è trasformata in una figlia tradita, costretta a convivere con il ricordo di un padre mezzo delinquente che l’ha delusa, disattendendo le sue aspettative e resa sola, in perenne conflitto con la propria famiglia. E, difatti, per sottolineare la loro insita fragilità, nelle sigle di entrambe le fiction vengono mostrate proprio da bambine.

Quello di Luisa Ranieri è un personaggio complesso, che nasconde dietro l’audacia un animo romantico, ed è proprio su quell’audacia che la Rai ha dovuto lavorare. Ok per il tacco dodici e la quinta di reggiseno, ma per il suo passaggio in tv Lolita è stata ripulita d’altro: per esempio, la poliziotta letteraria sublima nel cibo la propria insoddisfazione sessuale, mangiando di gusto banane inzuppate nel miele; va a letto con il giornalista Danilo subito dopo averlo conosciuto, chiudendosi con lui in una camera mentre gli altri in casa festeggiano il Capodanno, e qualche giorno dopo fa l’amore anche con il suo ex fidanzato appena uscito dal carcere; ha un legame particolare con l’ex cognato, al quale vuol bene come un fratello, ma che affascina suo malgrado.

Tutto questo, nella fiction non c’è, sarebbe stato troppo da digerire. Perchè donne forti e libere ne vogliamo, ma senza esagerare…

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2 commenti su "Lolita e Mina: il processo di ‘santificazione’ delle donne della fiction Rai"

  1. Però bisognerebbe averle viste, le fiction in questione, per criticarle. Non sia mai poi fare un post a evidenziare i successi di una linea editoriale che forse sta dando fastidio a molti... Mina Settembre inizia la serie da tradita, sì, ma poi tradisce a sua volta: fa l'amore con Zeno e si ritrova amante, sta con Zeno e fa l'amore col marito, ritrovandosi traditrice. Solo che quello che nei libri è antefatto, qui viene messo in storia, con risultato molto più efficace su un pubblico che il passato non lo può vivere se non attraverso pochi flashback. Lolita fa esattamente gli stessi passi che citi, solo invertiti: prima si fa l'ex fidanzato accusato dii stupro e poi il giornalista giovane, ma stiamo tranquilli che la sua audacia è rispettata. Altri sarebbero senz'altro i difetti della fiction ma un po' meno 'facili' e di minore titolo... quindi vedo che si soprassiede. Curioso poi il commento del signore qui sopra che si sente attaccato dalla brutta immagine passata degli uomini. Peccato che in Mina l'ex marito traditore sia una figura in realtà bella, quella di un uomo che ha sbagliato ma si riscatta essendoci sempre, per non parlare del marito dell'amica che ha allevato un figlio non suo e ama la moglie senza essere un debole, anzi. Torniamo al punto... bisognerebbe vederle le fiction, anche solo per scrivere post dai titoli lievemente bait, altrimenti poi la figura barbina è dietro l'angolo.

  2. Il problema non è certo la creazione di figure femminili perfette e inappuntabili. Sempre forti, dinamiche, mai sottomesse ecc ecc. Perchè di figure così ne ho viste un mare, sin dai cartoni animati di quando ero piccolo. Il problema è che queste leccate servili alle associazioni femministe raccontano solo di uomini atroci! Padri che abbandonano la famiglia, mariti traditori e violenti, capi ufficio molestatori, vecchi bavosi, la feccia della feccia! Questo mi fa imbestialire! Gli uomini in questi racconti fanno tutti un po' schifo! Sto generalizzando ma fateci caso. Chi la protegge l'immagine dei padri, dei mariti, degli uomini per bene in questi racconti?