Prima Fazio, adesso Giletti. Con una differenza: il primo lo ha fatto al Festival della TV, il secondo all’interno della trasmissione che conduce ogni domenica. Non c’è niente da fare, quando c’è di mezzo il portafoglio e, più in generale, il futuro professionale, gli “artisti” sono fuori controllo. In un duplice senso: non riescono a controllarsi e non vengono controllati.
E si, siamo d’accordo, è una professione perennemente precaria e, soprattutto in Rai, soggiace a discipline che spesso e volentieri poco hanno a che fare con merito e rendimento. Ma la precarietà è così lautamente remunerata che le ‘pubbliche lagne‘, già di per sè poco nobili e molto fastidiose, quando vengono messe in atto nei programmi condotti dai ‘lagnanti’ risultano davvero nauseabonde.
Un utilizzo privato del mezzo che raggiunge il suo picco massimo nel mese di Maggio, in odor di palinsesti autunnali. In sostanza, senza riferirci ai casi specifici, si è soliti lanciare dei “pizzini” in due occasioni precise: la scadenza del proprio contratto o la messa a punto della programmazione per la stagione televisiva successiva. L’obiettivo è uno solo, anzi duplice: giocare al rialzo per il rinnovo contrattuale paventando ‘traslochi‘, spesso inesistenti, su altre reti oppure allertare l’azienda – senza mai farlo esplicitamente – di possibili conseguenze (legali) in caso di mancate riconferme, sciorinando meriti e ascolti.
E se qualcuno ha, almeno, il buon gusto – sempre che di buon gusto possa parlarsi – di farlo a mezzo stampa, c’è chi pensa bene di utilizzare il programma che conduce per rendere pubbliche le proprie rimostranze, coinvolgendo il pubblico in questioni private che non lo interessano. Che la Rai intervenga e sanzioni comportamenti del genere perchè il servizio pubblico non si trasformi in servizio privato!
1. Mauro ha scritto:
15 maggio 2017 alle 13:24