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settembre

ROCCO TANICA A DM: IL MIO OBIETTIVO A COLORADO? NON ESSERE CACCIATO PRIMA DELLA TERZA PUNTATA

Rocco Tanica

Non chiamatelo direttore artistico. Rocco Tanica, infatti, preferisce il titolo – ben più emblematico – di “sovraintendente ai contenuti buffi“. In questo ruolo il musicista e conduttore milanese è approdato a Italia1 nella squadra di Colorado, programma che quest’anno vanterà alcune novità da lui stesso introdotte. Ridendo e scherzando, il sovraintendente Rocco ha messo mano alla formula dello show, apportando una piccola e ambiziosa rivoluzione già visibile nella prima puntata odierna.

Rocco, che gusto avranno i contenuti di Colorado quest’anno?


Spazieranno. Sarà come il giro di formaggi al ristorante, in cui ti viene portato il piatto e indicato da quale formaggio iniziare. Si comincia da quelli più delicati e meno aggressivi per arrivare a quelli più saporiti al palato. Ci sarà una prima fase, che con un inglesismo ormai abusato chiamiamo ‘family’, per cui sarebbe un buon obiettivo sapere che sul divano ci sono famiglie riunite e che ognuno, a seconda della sua fascia d’età e dei suoi interessi, apprezza una delle componenti di ciò che viene messo in scena. A seguire c’è una componente più riferita all’attualità e alle news, affrontata un po’ in musica da Lorenzo Baglioni e un po’ da veterani di questi palcoscenici come Nando Timoteo. Ci sarà il momento del glorioso Fabio Celenza, già noto per le sue interviste doppiate  avrà a che fare con i classici personaggi che non ti aspetti, e questo si vedrà già nella prima puntata.

Poi ci sarà un momento più piccante…

Sarà come quando al matrimonio gli uomini si allargano la cravatta, le donne si tolgono le scarpe perché hanno i piedi gonfi – ma le donne del nostro cast non li hanno mai – e in quella fase arriva un piatto con una banana e due kiwi alla base. Ci sarà un momento più goliardico di stand up comedy più speziata.

Ti poni un particolare obiettivo per questa missione?

Sì. Non essere mandato a casa prima della terza puntata. Oltre questo limite sarebbe un successo. Ma anche non essere messo in un ufficio con una scusa a fare un lavoro inutile. Se un giorno vengo nominato vicepresidente di qualcosa capisco che lì è l’inizio della fine, però lì ho ancora un certo trattamento economico.

Ti poni obiettivi anche in termini di ascolti?

Io non capisco le questioni relative agli ascolti, ho un approccio bambino a questo tema. Ogni tanto mi spiegano le curve, io capisco che è meglio quando la montagnetta è alta o resta alta. Ci sono delle punte ma anche delle persistenze ai piani alti ma io non ne capisco molto e in questi casi cedo la parola al capo-progetto Andrea Boin.

Apparirai anche in video?

Non rimanere sgomento se non mi vedrai sul palco, l’importante è che tu guardi vicino al cuore e mi scoprirai lì, nel taschino tra la camicia e l’epidermide.

Quest’anno ci sarà anche una sfida di improvvisazione tra i comici e chi perderà dovrà lavorare. E’ una tua trovata, visto che sei notoriamente un gran lavoratore?

Non sono un grande lavoratore, assisto alle cose. E’ come quello cui piace assistere alla gang bang perché ha il dvd ma non per questo viene invitato: allo stesso modo ho sempre avuto curiosità per questo lavoro di cui si parla tanto e mi piaceva l’idea che delle persone abituate a vivere nel deboscio, come i comici, si trovassero di fronte alla prospettiva di faticare per vivere.


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