Ciccio Benzina e il suo vizietto quello di toccare le pudenda della morosa, improbabili aspiranti imprenditori che dicono di voler entrare nel mondo del commercialismo anziché nel commercio, estrosi viaggiatori d’oltreceano che si autodefiniscono turisti incontinentali, cittadini italiani che oltre a non conoscere nemmeno il nome del presidente degli Usa non sanno distinguere Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio, ammesso che abbiano per caso sentito il loro cognome in tv. Mai dire Grande Fratello dimostra come capita persino che Piersilvio Berlusconi venga spacciato per abitante del Quirinale. Roba da non credere, realtà drammaticamente vera.
Per assurdo, a tener banco nella prima puntata dello show della Gialappa’s sono stati proprio i mancati concorrenti con i loro equivoci discorsi da brivido, gli strafalcioni che i linguisti definiscono malapropismi e, cosa peggiore di tutte, quel retrogusto di soddisfazione per aver dimostrato di essere gente che ce l’ ha fatta nella vita pur non avendo gli strumenti di conoscenza più elementari: è questo ciò che emerge dalla galleria di personaggi, giustamente derisi dalla Gialappa. Ricusatori di virtute e canoscenza, gli aspiranti gieffini sembrano autorevolissime espressioni della piaga dell’analfabetismo di ritorno che serpeggia tra le strade italiane.
Magari fosse l’ennesima finzione per creare shock emotivo in chi guarda la tv, saremmo tutti più felici. Questi casting superaffollati invece diventano un termometro spietato dello stagno in cui sguazza l’italiano medio. Altro che referendum e lodi vari: c’è una parte del paese che ignora l’abc della vita pubblica, nonostante ormai i media siano penetrati profondamente nella maggior parte delle case. Il quadro è inquietante. Disastri linguistici a parte, molti di questi esclusi eccellenti dimostrano una totale e preoccupante alienazione, con i mille risvolti che questo comporta nelle speranze di crescita di un paese.
Se l’anno scorso la parola che molti provinati medi non riuscivano a decrittare era tallone d’Achille, quest’anno si scende ancora più giù passando all’imbarazzo davanti al semplice termine ‘motto’, evidentemente estraneo al lessico di persone che nella vita non masticano più di quelle cento parole necessarie a sbrigare in fretta le pratiche della quotidianità in un raggio d’azione molto ristretto.
Contestualmente chi lavora al bar è denominato con sicurezza emblematica barrista, la disciplina sportiva dei pesi viene storpiata in body bidink, la capitale dell’Inghilterra L’ondra - o in versione british L’Ondon (ben scandito con lo spelling tra l’altro, quindi senza possibilità di equivoco per il telespettatore).
Il senso del comico che scatta nel target da un sentimento di superiorità, non a caso il target gialappino è più istruito di quello del reality in prime time, è indubbiamente foriero di grasse risate notturne, ma alla luce della gravità dei fatti messi in ingrandimento dalla lente di Mai dire Grande Fratello una riflessione su tale diffuso degrado culturale non può e non deve non nascere. Più che sulla televisione forse occorrerebbe puntare il dito su tutto il sistema che dovrebbe dare gli strumenti per comprendere la tv.
1. Elisa ha scritto:
6 novembre 2009 alle 09:37