27
ottobre

TV SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI: QUELLI CHE IL CALCIO DALL’ANALISTA

Quelli che il Calcio

Quelli che il Calcio

Terapeuta: Salve.

Paziente: Buongiorno! Possiamo accomodarci qui?

- T: Certo, prego… Possiamo accomodarci? Chi altro c’è, io vedo solo lei.

- P: Ah, sì, è una vecchia storia. Vede in origine, ai tempi di Fazio, io ero un programma intero. Poi mi hanno diviso, probabilmente per motivi di Auditel, e da allora mi sono sdoppiato: a inizio pomeriggio sono Quelli che aspettano e da metà pomeriggio divento Quelli che il calcio. Ora mi conduce Nicola Savino, la domenica pomeriggio su RaiDue. Come si intuisce dal mio secondo titolo, parlo di calcio.

- T: Ho capito, pensi un po’ quanto potere aveva l’Auditel quando era ancora in forze!

- P: Eh sì, il caro Auditel era un po’ stressante ma adesso che non c’è, in fondo ci manca.

- T: Non pensiamoci troppo, prima o poi si rimetterà. Piuttosto mi dica, perché lei è qui?

- P: Sì, sono qui perché ultimamente sento delle voci.

- T: Sente delle voci?

- P: Sì.

- T: Mmm. E le capita spesso?

- P: Praticamente tutte le domeniche. Ma solo da quest’anno.

- T: Mmm. E queste voci la spaventano?

- P: No! Per nulla, anzi mi divertono. Sono simpatiche, scherzano e fanno battute su di me, sui miei ospiti ed anche sul mio conduttore. Non mi creano nessun problema, anzi mi rendono più facile la vita e mi fanno pure sembrare più brillante. Il fatto è che so che non è normale, sto forse impazzendo?

- T: Innanzitutto non si lasci prendere dal panico. Respiri. A molti suoi colleghi capita di sentire le voci, pensi ai programmi di Guardì come I fatti vostri o Mezzogiorno in famiglia, oppure a Le Iene!

- P: Sì, sì, lo so bene! Vede, le voci che sento ultimamente sono molto simili a quelle de Le Iene, tant’è che all’inizio credevo fosse solo suggestione, ma ormai le sento sempre, pensi che io ci parlo e loro mi rispondono! E dovrebbe sentire che gran belle risposte mi danno, paiono proprio persone vere! Sembrano così vere che addirittura hanno delle squadre del cuore!

- T: E le vede anche, queste voci?

- P: No, le sento solo. Sono come voci fuori campo.

- T: Mmm, e le riconosce? Sono voci di persone conosciute oppure sono nuove, mai udite prima?

- P: Sono voci note, già sentite. Io le chiamo Gialappa’s band, non so bene perché.

- T: Ho capito! Il fatto che lei sia consapevole dell’eccezionalità del fatto di sentire delle voci è un buon segno. Ora cerchiamo di capirne di più; per esempio lei ha parlato di voci, al plurale, saprebbe dirmi quante sono queste voci?

- P: Non ne sono sicuro, certamente più di una. Due, forse tre. Si sovrappongono e fanno dei discorsi autonomamente, spesso io mi sento coinvolto solo marginalmente. Però c’è una voce più forte delle altre.

- T: Cosa intende? Mi spieghi meglio.

- P: Sì, ecco, io sento regolarmente duo o tre voci superficiali, sono chiare, ben distinte e parlano ad alta voce. Poi però sento anche una voce più profonda, più insistente. In realtà non è nemmeno una voce, è più una “presenza”.

- T: Una presenza? Intende una figura, un corpo?

- P: No, intendo una presenza astratta, come un fantasma. Non la vedo e non la sento. La avverto. Ed è come se mi guidasse.

- T: Insomma lei dice di sentire una “presenza” che la influenza, giusto?

- P: Sì.

- T: E questa “presenza” che sensazioni le dà?

- P: So che potrebbe sembrare strano, ma mi rassicura. Non mi spaventa, anzi mi trasmette stabilità, mi dà l’idea di non essere solo e sperduto ma di avere una direzione chiara, un po’ come un tempo.

- T: Capisco. E mi dica, ci sono dei momenti particolari in cui sente questa “presenza”?

- P: Sì, sì! Ci sono dei passaggi nel corso della diretta in cui io la sento fortissimamente. Ad esempio quando Lucia Ocone propone le sue imitazioni oppure quando viene inquadrato quell’angolo dello studio sistemato come un bar sport in cui sono ospitati i tifosi di una partita.

- T: Solo in questi momenti?

- P: No, anche altri. La presenza si avverte in modo pesante, per esempio, anche quando ci sono i micro-collegamenti con gli stadi nel corso di una partita, soprattutto quando si intravedono le accoppiate pop di telecronisti, come Max Pezzali e Paolo Villaggio o Patrizia Rossetti e Francesco Brandi, che destano un interesse più di costume che calcistico. La scorsa settimana l’ho avvertita anche nello pseudo talent di ricerca del telecronista del futuro.

- T: Ok, ho capito. Cosa mi dice invece dell’intensità di questa “presenza”, è sempre uguale?

- P: No, in certi momenti è fortissima, in certi altri invece è più contenuta. Ad esempio il ruolo di Melissa Greta Marchetto che mostra vari collage di immagini costruiti ad hoc per divertire mi fa avvertire la ”presenza”, ma solo lievemente. Anche lo stile generale del programma, il taglio dei collegamenti  fuori dagli stadi ed il dialogo con le voci  mi fanno sentire la “presenza”, a volte.

- T: Mmm, e lei la riconosce questa “presenza”?

- P: Mmm, eeee, ecco, forse un po’ sì. Cioè, forse, solo un po’. Perché io l’ho conosciuta, anzi ha proprio abitato qui per tanti anni. Sì, credo che questa presenza sia la Mona nazionale.

- T: La Mona?

- P: E’ Simona Ventura! E’ lei, ma non è lei. Troppe cose che faccio richiamano il suo stile, guardandomi si avverte la sua “presenza”, quasi tutto ricorda lei. Poi la cerchi e non c’è.

- T: Ora è tutto più chiaro Quelli che…, la “presenze” che sente è un chiaro riferimento al suo passato, non è altro che un segno della sua volontà di ritrovare quell’identità limpida e felice che l’ha portata al successo in passato. Il problema è che non sta passando per la via consapevole, ma per quella inconsapevole. Lei stesso forse non se ne accorge, ma ha un forte desiderio di tornare a quando andava tutto bene. Vada piano e ricerchi il suo stile di oggi. Non ricerchi ciò che funzionava, cerchi ciò che funziona! La diagnosi è chiara: allucinazioni da desiderio di ritorno all’età d’oro.

- P: Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo. È grave?

- T: No, ma stia tranquillo, ne riparleremo.



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