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Envidiosa e tossica
di Stefania Stefanelli
30/09/2024 - 18:44
©️ Alina Schrwarcz / Netflix 2024
1.5 /5
Le buone intenzioni nella narrazione non contano se non convinci il pubblico a seguirti per vedere dove vuoi andare a parare. E per riuscirci hai un solo mezzo: i personaggi. Lo spettatore deve provare empatia, deve tifare per loro, deve andare avanti per seguirli nel loro percorso, buoni o cattivi che siano. Come si possa creare una serie come Envidiosa con una protagonista tossica sotto tutti i punti di vista è un mistero che Netflix ci dovrebbe spiegare.
Vicky (Griselda Siciliani) è una donna fastidiosa come una zanzara che ti si avvicina all’orecchio in piena notte: frustrata, rancorosa, invidiosa (come da titolo), vive sognando il matrimonio e nel frattempo spera di vedere distrutta la vita di tutti coloro che la circondano, rei di essere più felici e fortunati di lei.
Envidiosa: una serie con una protagonista incapace di suscitare empatia
Sparge veleno, minimizza gli sforzi degli altri, ha un atteggiamento passivo aggressivo e riconduce tutto ciò che accade a se stessa, calpestando i sentimenti delle sue amiche che, incredibilmente, le continuano a stare accanto e sopportarla. Inoltre, cosa plausibile solo perchè si tratta di un’opera di fantasia, riesce a suscitare l’interesse di alcuni uomini e tra tutti predilige non quello che la ama e potrebbe aiutarla a realizzare i suoi sogni, ma quello migliore da esibire.
Perchè lo spettatore dovrebbe proseguire nella visione, se tutto ciò che prova è il desiderio che chi circonda Vicky la mandi a quel paese? Per scoprire che questa sua insicurezza, il bisogno di approvazione, nascono dal dolore di non aver avuto un padre. Beh, se ne può anche fare a meno e dedicare ad altro il tempo necessario per vedere 12 episodi da circa trenta minuti ciascuno, penalizzati anche dalla mimica facciale eccessiva tipica delle produzioni argentine.