Non è stata una sorte “bellissima” quella toccata al varietà del sabato sera di Canale 5, chiuso in anticipo e accompagnato da una pioggia di critiche, tutt’altro che esaltanti. E’ così che il Bagaglino è stato costretto ad archiviare lo show che ha registrato la peggiore performance in termini di ascolti della sua storia: un’impietosa media di poco superiore al 12% che ha bollato come un grandissimo flop l’ennesima produzione di Pier Francesco Pingitore.
Ma a guardar bene quel dato, viene in mente un altro programma che proprio su quella percentuale di share ha viaggiato per tante settimane: X Factor. Già, proprio quella che è stata spesso definita una trasmissione di successo, un fiore all’occhiello per la Rai e uno dei vanti di Simona Ventura. Perchè allora osannare il successo del talent di Rai Due e allo stesso tempo massacrare la debacle dello show di Pingitore?
E’ noto che gli obiettivi di rete siano diversi, che Rai 2 non possa permettersi di avere gli stessi ascolti di Canale 5, ma esistono altri fattori che vanno oltre questa semplice logica. Primo fra tutti è l’investimento economico alla base dello show, perché sarebbe troppo facile per un programma rispettare gli obiettivi in termini di share quando, per la sua realizzazione, venga richiesta una somma di denaro superiore alla media. A questo si aggiunga il battage mediatico, il cast, la disponibilità di eventuali ospiti e tutti quei “valori aggiunti” che trasformano una produzione da “seconda rete” in una da ammiraglia.
Alla luce di queste considerazioni non pare un vero successo quello di X-Factor, produzione fastosa, che gode di ottima risonanza mediatica, che si avvale di un volto come quello di Simona Ventura e che ha avuto la possibilità di regalare ai suoi telespettatori performances di ospiti importanti. Al contrario, nulla di tutto ciò sembra appartenere a “Bellissima”, una produzione dai costi tutto sommato contenuti e dove l’unico nome estremamente popolare era quello di Valeria Marini, peraltro prevista soltanto nelle prima due puntate.
Perchè, allora, usare due pesi e due misure? Le motivazioni potrebbero essere più d’una. Una prima ipotesi è quella della forza del “luogo comune”. Così, ad esempio, un programma andrà bene già solo per il fatto che prevede la presenza della Ventura, mentre un altro sarà in ogni caso un flop perchè nel cast c’è Martufello.
La seconda ipotesi è quella dell’espressione del potere mediatico. Dal momento che la stampa gradisce il prodotto, va da sè che l’avranno gradito anche i telespettatori, anche se a conti fatti non si rivelassero così tanti.
L’ultima teoria, quella che ci auguriamo sia stata determinante, consiste nella rivalutazione del prodotto televisivo di qualità. Stanchi del trash che ci circonda e ormai rassegnati all’idea che quella spazzatura in ogni caso produca ascolti, ci meravigliamo che un programma fuori da queste logiche riesca a racimolare qualche telespettatore. E se il loro numero dovesse rivelarsi addirittura dignitoso, eccoci pronti a gridare al successo.
Volendo essere ottimisti ci piace pensare che sia quest’ultima la motivazione prevalente. Che questi “relativismi” siano per caso il segnale di un avviato percorso di maturità del pubblico televisivo?
1. zia assunta ha scritto:
27 aprile 2009 alle 12:44