Furba, Luciana Littizzetto. Con la storia del tempo che fa, ogni domenica dice peste e corna di tutti, fa il diavolo a quattro senza mezze misure. Il pubblico se la ride, ma guai ad insinuare che talvolta la sua ironia sia volgare o ripetitiva: la comicità non si discute, dicono lorsignori. Nel suo ultimo monologo, però, la «Litti» si è lasciata prendere un po’ troppo la mano e le sue battute hanno innescato un cortocircuito a Viale Mazzini. Al centro della polemica, manco a dirlo, la ricandidatura di Silvio Berlusconi.
“Ma lo capite che ci siamo rotti le balle? (…) Adesso torna Berlu, sale lo spread: io non dico un pudore, che è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo?!” ha detto la Littizzetto a Che tempo che fa, davanti ad un Fabio Fazio finto indignato. Dal pubblico, giù applausi a raffica. Le freddure della comica torinese non sono affatto piaciute al Consigliere d’Amministrazione Rai Antonio Verro, che non ha esitato a bacchettare Lucianina per i contenuti ed i toni nel suo monologo.
“Chi fa spettacolo ha una grande responsabilità nei confronti del pubblico. E certi divi troppo pagati, naturalmente mi riferisco anche alla Littizzetto, rischiano di dimenticare quale sia il loro vero ruolo e si trasformano in predicatori. Tutto questo non è tollerabile, così come non è concepibile offendere gli spettatori che pagano il canone (…) La satira politica è un conto e l’insulto è un’altra cosa” ha tuonato il Consigliere in quota Pdl.