Forse le iene Pippo Baudo fino al suo ingresso in studio le aveva viste solo al momento della tinta, quando gli hanno rifilato un pel di carota che non dona affatto sul capo canuto del maestro. Viva il coraggio della colonna della nostra televisione, capace di mettersi in gioco. E pure di dispensare qualche saggio consiglio all’occorrenza. Pippo sopravvive a Le Iene con il piglio più appropriato di autoironia.
Per concedergli la ribalta della rete giovane di Mediaset, Parenti & co lo costringono a sorbirsi una carrellata comica di Brignano che simpaticamente lo canzona, anche se di questi tempi sarebbe opportuno trovare verbi alternativi, trattandolo come l’unico tappabuchi a piede libero, disponibile per sostituire il titolare Claudio Amendola, che potrà vestirsi di nero solo dalla prossima settimana.
Fa battutone irriverenti il caro Pippo, manco fosse il giovinastro Kessisoglou. Ironizza su Angelo Duro (un cognome che porta bene), dice di aver inventato (in omaggio alla sua celebre imitazione) Emilio Fede, trovato davanti ad una roulette con delle minorenni dimostrando di non aver paura ad andarci non troppo per il sottile. Alla faccia della sua fama di presentatore istituzionale e della sua ‘pasta’ considerata sempre un po’ antica.
Vince con l’arma del sapersi prendere in giro. Al rientro del servizio che bersagliava Don Backy, vittima della storia triste di questa settimana, Baudo si presta ad immolarsi al gioco della tristezza prestandosi allo sfottò di chi gli rimprovera la perseveranza nel non voler mollare la tv. Nel Paese in cui tutti non vogliono stare a lavoro di più, lui fa eccezione e se ne vanta.
Si presta a lanciare lo slogan dello Sconvolt Game e a fare pure il ballerino per comporre il montaggio psichedelico che alleggerisce la successione dei servizi dando ritmo alla scaletta. I più giovani conduttori che si sono avvicendati quest’anno, seppur più freschi, non è che avessero avuto scatti di reni più brillanti. Esame superato dunque? Sì, basta che nessuno pensi a fare il bis.
Pippo sia come Paganini: non conceda repliche. Una volta basta e può anche essere un esperimento simpatico, soprattutto nell’annata dei lupacchiotti paciocconi. A tratti sembrava di rivederlo in uno degli storici duetti Rai, quelli delle teche che rispolverano nelle serate d’estate, solo però in una salsa decisamente più postmoderna.
1. Francesco Amico ha scritto:
9 marzo 2012 alle 00:45