Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea: tre nomi martellanti che ormai ogni italiano conosce. Anche chi non ne avesse avuto assolutamente voglia almeno per un giorno si è trovato a fare il detective per caso tra i pomeriggio fiume dell’infotainment, gli appelli della Sciarelli, le ricostruzioni di Sottile. Plastici, interviste, criminologi, parenti ed amici onnipresenti come le nuove star del momento: al progressivo scemare della popolarità delle flotte di persone comuni che partecipano ai reality show è risultata inversamente proporzionale la quota di nuovi personaggi per caso.
Mitomani, parenti serpenti e colpevoli, pettegolezzi e fango a tutto spiano anche per questioni che per nulla fossero legate ai moventi del delitto. E’ così che la caserma di Parolisi ha assunto i tratti romanzeschi degni di alcune pagine del marchese de Sade, la villetta di zio Michele di Avetrana è diventata luogo di pellegrinaggio tanto quanto i vicini luoghi di Padre Pio, così come inenarrabili sono i racconti che si annidano sui luoghi del mistero di Brembate e Colle San Marco. I luoghi simbolo di quest’anno nero per il Paese intero.
La piccola provincia italiana alla ribalta ha spopolato sul target più presente davanti alla tv che ha dapprima subito incolpevolmente questa invasione domestica per poi sguazzarci dentro con l’indignazione di chi rimane sbigottito davanti a questa che sarebbe un’inversione di tendenza del mondo contemporaneo, un degrado morale (discorso che vale soprattutto per gli anziani), con il retrogusto di chi in fondo prima ricostruiva i movimenti sospetti della vicina di casa presumibilmente adultera, della perpetua che non la racconta giusta, dei divorzi e delle liti del paese.
Chi aveva un brividino sulla pelle, quando sugli schermi vedeva l’Italia di Don Matteo segnata dalle pedalate investigative del curato, si è dovuto inabissare in un bagno di realtà profondo dopo l’annata dei delitti misteriosi e ancora senza una verità limpida. Le piste dalla scomparsa di Sarah alla sua morte in diretta, il ritrovamento di Yara, i repentini cambiamenti di ricostruzione nelle parole di Parolisi hanno calamitato l’attenzione e forse sarà difficile trovare dei casi all’altezza per il nuovo ciclo. E’ auspicabile sia per la televisione che la società italiana che non ci siano epigoni degni.
La cronaca nera, si sa, è però drammatica per eccellenza. Un caso capofila e una scia di eventi che anche se non sono connessi lo diventano per l’idea di battere il ferro quando è caldo. Non si spiegherebbero altrimenti allora le improvvise cicliche ripetizioni dei medesimi delitti con frequenze connesse ai ritmi dell’attenzione mediatica. L’unico problema è che il caos e l’inquietudine che si genera nel pubblico che ha meno opportunità di accedere ad un’informazione più ampia e globale non fa altro che appesantire l’aria di depressione e recessione che già respiriamo da qualche mese a questa parte.
Gossip rosa e gossip nero (vedere per credere l’intervista in cui Salvo Sottile racconta delle domande dei bagnanti al mare sui suoi casi), prouderie e approfondimenti macabri: quali nuove anteprime e scandali ci riserva la stagione che sta per iniziare, quali nuove relazioni di amore e morte domineranno le ribalte? E’ possibile un passo indietro verso una tv che non superi sempre di più i limiti della mostrabilità e blocchi la telecamera dinanzi a portoni listati a lutto e famiglie chiuse nel dolore, senza protagonismi di sorta?
Il quarto grado è comunque pronto con un laboratorio stile Ris, comunque la pensiate…
1. Phaeton ha scritto:
23 agosto 2011 alle 12:09