Dare contro alla televisione di Maria De Filippi consente ‘belle figure’, specie in alcuni salotti o davanti a certe platee, ormai lo sappiamo bene. Chi vi scrive ha sentito anche dall’alto di palchi estivi, allestiti per spettacoli a tiratura locale di infima qualità, dosi di retorica antidefilippiana da far paura. Al di là di qualche tiratina d’orecchio che la Castigatrice meriterebbe tutta per una certa propensione al conservatorismo che stona con la sua filosofia di grande ascoltatrice e di individuatrice di talento, e con l’enorme potenzialità di chi può smuovere grandissime dosi di cambiamento, si è arrivati all’eccesso del banale.
L’ultima a cadere grossolanamente in questa moda facile dello sparare a zero su Uomini e donne, Amici o C’è Posta per te quando si parla a un pubblico non di massa, o a quelle nicchie facilmenti identificabili politicamente per un’opposizione a ciò che è visto come prodotto della cultura egemone, è stata Luciana Littizzetto, espostasi senza particolari riserve contro l’ (ex) amica Maria. Tutto è nato con una pungente invettiva contro il defilippismo nel corso dell’ospitata al Giffoni Film Festival (cornice nella quale anche Ascanio Celestini non è stato tenerissimo su certa televisione contemporanea).
‘Non ho problemi a dire che è una donna intelligentissima ma fa dei programmi schifosi’.
La De Filippi, nonostante l’immagine di eterea creatura inflessibile alle critiche che spesso si cuce attorno (quanto meno all’apparenza), sceglie sempre più spesso di controbattere, anche a distanza di parecchio tempo, per precisare attraverso alcuni dettagli la piena fedeltà al proprio marchio, di cui non ha mai omesso limiti e difetti ma che ha continuato strenuamente a difendere dagli attacchi piovuti a raffica in una società che, anziché preoccuparsi del disastro culturale delle periferie e dei margini, continua a ritenere che tutti i problemi sociali italiani siano solo una diretta discendenza dello sdoganamento dei tronisti in televisione.
Nella delusione con cui la Castigatrice incassa il colpo pare ci sia prima di tutto un ‘dolore’ personale per un rapporto (pare) amichevole tra lei e la comica torinese che ha portato peraltro a una partecipazione della Littizzetto al programma della busta. Di poche parole, ma pesanti come macigni, la replica di Maria:
Luciana ha detto che io sono intelligente ma faccio programmi schifosi. Non ci sono rimasta male. Di più! Se dici che i miei programmi fanno schifo allora dici che faccio schifo anch’io, perché mi identifico in ciò che faccio. Se non mi fosse piaciuto un libro di Luciana, per l’amicizia che ci lega avrei risposto che non l’ho letto.
Poi la frecciatina: se elegante, furba, retorica, giusta o inopportuna lo lasciamo decidere a voi, a seconda delle convinzioni che avete maturato dopo anni di navigazione tra le onde complesse del terzetto dei format defilippiani. Questo il passaggio principale dell’intervista, destinata a non rimanere sicuramente senza risposta (basti ricordare come per settimane la Littizzetto e la Santanché si siano mandate a ’salutare’ a distanza in tv).
Ho pensato al cachet che ha preso per venire nelle mie trasmissioni, forse in quel caso sembravano meno schifosi, magari non oso dirlo, persino intelligenti. Spero che apprezzi la battuta.
Una polemica neanche troppo nuova, anzi vecchia come il mondo dell’industria culturale. Con la stessa obiezione che molti hanno mosso agli scrittori antiberlusconiani che hanno pubblicato per le aziende legate allo stesso premier, si rispolvera la questione dell’opportunità della coerenza per non incappare nella fastidiosa percezione che le rette del cuore e del portafogli siano così divergenti da non incontrarsi mai (anche se assiomaticamente impossibili).
Ora, la De Filippi fa notare giustamente che con un’impostazione diversa la critica poteva essere lecita, stimolante e costruttiva mentre l’utilizzo di una bollatura così spinta non ha sicuramente aggiunto nulla di positivo a quello che poteva essere un confronto per intervenire sulla struttura del ‘favoloso mondo di Maria’, un microsistema in cui (è giusto sottolinearlo) gli intellettuali e i guru delle nicchie non osano volare. Quante volte davanti a una legittima osservazione di qualche protagonista di tutto rispetto su alcuni aspetti della comunicazione defilippiana ho pensato: ma perché non uscire dalla torre d’avorio e proporsi come spalla autoriale per innalzare questo famigerato basso livello?
Il mondo della danza ad Amici questo passaggio l’ha ben interpretato con un’osmosi di influssi benevoli, gli altri settori di accademia qualche apertura l’hanno concessa ma il passo per una collaborazione proficua è ancora lungo. Che bello sarebbe vedere menti brillanti come quella di Umberto Eco, capace di analisi fondamentali in pagine stupende di Apocalittici e integrati, offrirsi per faticare insieme alla De Filippi per creare i presupposti di quella svolta che è nell’aria ma non si concretizza.
Le dichiarazioni della Littizzetto meritano un filtro che smussando gli angoli della vivacità verbale costruisca una seria critica alle caratteristiche che anche a chi vi scrive, in più occasioni, sono apparse come le zavorre più grandi per una comunicatrice sicuramente abilissima qual è la De Filippi, che proprio per questa capacità di leggere alcuni cambiamenti di sensibilità non si tirerebbe indietro dinanzi a una cordata di volenterosi che volessero offrirle sponda per ridurre la forbice del manicheismo italiano tra cultura e spazzatura.
1. shameboy ha scritto:
21 agosto 2011 alle 14:10