“Qualche giorno fa ho vissuto la più grande umiliazione della mia vita. Mi sono presentato negli uffici di Viale Mazzini col mio badge, ma non sono riuscito a entrare perchè la macchinetta non lo riconosceva. C’erano gli uscieri, nessuno m’ha aiutato: ho rimesso il badge in tasca e me ne sono andato”.
Dichiarazioni che hanno del clamoroso se a rilasciarle è un certo Pippo Baudo, l’ultimo superstite della tv che fu, costretto ora all’ignaro ruolo di spettatore come tanti altri. A tal punto da non riuscire più ad entrare nei corridoi di casa Rai (fino a “ieri” casa sua). E l’umiliazione è mista all’amarezza nell’assistere al crollo di una tv (di Stato) che a detta del Pippo Nazionale non esiste più, a cominciare da chi non è più in grado di creare format ma solo importarli dall’estero:
“Se penso che alla Rai oggi ci sono i cosiddetti adattatori invece degli autori, mi sento davvero morire – dichiara a Il Fatto Quotidiano – Una volta lo sa come facevamo? Riunioni dalla mattina alla sera. Stavamo lì giorno e notte a pensare, litigare, trovare idee, modificarle fino a quando non eravamo tutti convinti. Adesso comprano un programmino già fatto e arrivederci a tutti”.
E il paragone con la tv di un tempo è schiacciante. Ma quello di Pippo Baudo è un vero e proprio schiaffo alla Rai, che non esita a definirla…
“Una noia mortale - per poi lanciare frecciatine verso i programmi di Antonella Clerici (non avrà preso bene il papabile ritorno sul palco dell’Ariston?) e non solo - Non ne posso più di gente che cucina, che mangia, che vince un sacco di soldi solo per un colpo di fortuna, bambini che cantano come allo Zecchino d’Oro ma con testi d’amore e ammiccamenti disgustosi. Giuro che se quest’estate fanno passare un’altra volta la Principessa Sissi spacco la tv (…) Dico ancora quello che non sopporto: tutti i programmi di morti ammazzati, sangue, mistero. Sara, Yara, Melania. Basta”.
Ma qualcosa da guardare, anche se poco, c’è:
“Guardo volentieri i telegiornali, anche perchè almeno lì si può scegliere. E vedere che quando c’è una testa che funziona, i soldi non sono tutto: Mentana fa un gran bel lavoro con poco e niente. Chiaramente serve almeno la libertà di fare quel che si pensa sia giusto, e questo in Rai forse è diventato impossibile. La storia di Santoro e Saviano dice molto”.
Ma la politica in Rai ha purtroppo da sempre preso il sopravvento, e lo stesso Baudo ne è stato un tempo “vittima”:
“Nel 1978 facevo Domenica In (…) Nel programma presentavo anche dei libri, e c’era un ottimo riscontro sulle vendite dei titoli di cui si parlava. Allora mi chiamarono in direzione e mi dissero: ‘Basta, sta cosa vale troppo, non puoi più farla come ti pare a te’. Praticamente dovevo accettare di spartire lo spazio tra le varie case editrici, come da indicazioni superiori. Così ho mollato tutto e mi sono messo a fare Fantastico”.
Insomma, la tv di oggi, rispetto a quella di allora, sembra avere soltanto i difetti. Ma guai a nominargli programmi ad effetto nostalgia come Da Da Da (di cui a volte lui stesso è protagonista):
“Quello è il peggio in assoluto. E’ la morfina, è la droga per la gente che ha più di cinquant’anni e si sente meglio a rivedere le immagini in bianco e nero mentre i giovani pensano che YouTube sia l’unica soluzione”.
Chissà quali ripercussioni potranno mai avere tali dichiarazioni. Certo è che per Pippo Baudo un posto di rilievo nella tv di oggi sembra quasi un’utopia, ma che almeno gli sia garantito l’ingresso libero a Viale Mazzini.
1. eugenio ha scritto:
14 agosto 2011 alle 11:42