La legge “bavaglio” non s’ha da fare. Sente la mannaia sul collo, così la tv realtà lancia il suo ultimo appello: no al decreto sulle intercettazioni. Lo fa con urgenza e senza mezzi termini, proprio oggi che il provvedimento dell’esecutivo passa all’esame del Senato con la concreta possibilità di un’approvazione entro la settimana. Dalle barricate l’opposizione è già sul piede di guerra e annuncia un fermo ostruzionismo che potrebbe costringere il governo a ricorrere alla fiducia. Tra le diverse voci che in questi giorni si sono espresse contro le restrizioni previste dal ddl, dagli schermi tv si leva forte quella dei programmi di inchiesta e informazione giudiziaria. “Report”, “Un giorno in pretura” e “Chi l’ha visto?” avvertono come reale il pericolo di restare ‘imbavagliate’ e protestano di fronte alla possibilità di vedere limitato il loro lavoro.
Norme severissime. Di fatto il disegno di legge sulle intercettazioni prevede un giro di vite significativo, con provvedimenti che impediranno alla tv-realtà di infiltrarsi nei processi e di raccontarne particolari e notizie più scomode. Le telecamere, infatti, non potranno entrare nelle aule di tribunale senza il consenso di tutte le parti, e i giudici non potranno più rilasciare dichiarazioni. Tuttavia i giornalisti professionisti e pubblicisti potranno riprendere o registrare una conversazione all’insaputa dell’interlocutore purchè ci siano reali finalità di cronaca: la cosiddetta norma “salva Iene”. In molti riconoscono la necessità di dover regolamentare l’uso e la diffusione delle intercettazioni, anche nei programmi tv, ma certo alcune di queste restrizioni rischiano di rivelarsi un autogol per la maggioranza stessa.
L’urlo della Gabanelli. Tra gli appelli più sentiti, e anche più critici nei confronti del governo, quello di Milena Gabanelli, storica conduttrice di Report. La giornalista, che già aveva lanciato un allarme sul ddl in diretta tv all’inizio della trasmissione (VIDEO DOPO IL SALTO), ha dichiarato a Repubblica: “Sono convinta che la questione intercettazioni vada regolamentata, ma credo che questo governo non sia legittimato a fare niente perché è troppo coinvolto. E poi lo vogliamo dire? Per come è messo il Paese in questo momento è possibile che il Parlamento sia bloccato a discutere solo di questo?”
Un giudizio molto severo, e forse più politico, quello di Roberta Petrelluzzi, da vent’anni alla guida di “Un giorno in pretura”: “C’è la volontà di distruggere, vogliono una nazione che sia narcotizzata e viva solo di buone notizie. Non si capisce che bisogno ci sia di cambiare una norma in vigore che era perfetta. Un processo è un’azione pubblica, solo i regimi totalitari hanno processi segreti”. Il programma della Petrelluzzi ha seguito Tangentopoli, il caso Izzo, il processo Priebke, e ora sta raccontando il clan dei casalesi. Anche Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?”, su Repubblica non ha risparmiato critiche al ddl del governo: “Questo disegno di legge ferma il lavoro d’inchiesta: le intercettazioni servono, le telecamere documentano. Spegnere le telecamere significa togliere agli italiani il diritto di capire cosa succede nel Paese“.
Tra considerazioni apocalittiche, troppo severe, e giudizi che sconfinano nell’ambito politico, l’allarme lanciato dalle donne della tv-realtà sottolinea comunque il reale pericolo di vedere ‘imbavagliato’ un certo tipo di informazione, quello scomodo che dà fastidio soprattutto a potenti e trafficoni. Oggi in Senato si discute il ddl, la politica ha la mannaia dalla parte del manico.
1. LUKAS88 ha scritto:
31 maggio 2010 alle 16:12