2
febbraio

Che pesantezza il ‘monologhismo’ del Festival

Lorena Cesarini (Foto Twitter @Raiuno)

La “piaga” del monologo socialmente impegnato si abbatte pure sul Festival di Sanremo. Inesorabile, insostenibile. Dobbiamo dire la verità: ci eravamo illusi che la kermesse canora condotta da Amadeus ci avesse risparmiato questo noiosissimo espediente, preferendo invece altri linguaggi e altre soluzioni per portare (se proprio si deve) all’Ariston l’attualità. Invece no. Nella seconda puntata di questa edizione, le nostre speranze sono crollate.

In apertura, proprio quando eravamo pronti a lasciarci trasportare dal ritmo della scaletta, la “co-conduttrice” della serata, l’attrice Lorena Cesarini, ha guadagnato il centro della scena e ha fatto scattare il monologo. L’interprete italiana, nata a Dakar da mamma senegalese e papà italiano, ha parlato dell’odio ricevuto – soprattutto in rete – da quando Amadeus l’aveva scelta per il Festival.

A 34 anni scopro che non è vero che sono un’italiana come tante. Sono nera. Fino a ora nessuno aveva sentito l’urgenza di dirmelo e invece appena Ama ha dato questa notizia, delle persone hanno voluto dirlo a tutti

ha affermato Lorena. L’attrice ha anche letto alcune inqualificabili ingiurie ricevute, che evitiamo di riportare perché non meritano spazio, ma solo ferma condanna. Mentre elencava quelle offese, dalla platea si sono levate alcune voci in suo sostegno. “Sei bellissima!“, ha esclamato qualcuno.

Un pochino all’inizio ci sono rimasta male, poi mi sono anche arrabbiata, poi mi è passata, ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Perché c’è chi si indigna per la mia presenza su questo palco, perché c’è gente che ha problema con il mio colore della pelle (…) Non sono qui per darvi una lezione, non ne sarei neanche capace

ha proseguito l’attrice, che ha concluso tra le lacrime dopo aver letto un brano de “Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun.

Il monologhismo, così, ha colpito pure Sanremo. Alla faccia della ricercatezza autoriale. La tv ci insegna che ci sono tanti modi per veicolare un messaggio. Tanti linguaggi, verbali e non. Tante sfumature. Tante corde emotive e razionali da far vibrare all’unisono. Ma se sei a corto di idee, ti basta un monologo.

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