26
febbraio

Il Nome della Rosa, Rupert Everett spara a zero sulla Chiesa: «Al suo interno orge e prostituzione. Non mi fido di Papa Francesco»

Ruper Everett

Rupert Everett

Provo piacere a mostrare il lato oscuro di un’istituzione che detesto. A parlare così della Chiesa è Rupert Everett, protagonista della fiction Il Nome della Rosa, in onda su Rai 1 a partire da lunedì 4 marzo 2019. Scelto per prestare il volto al terribile inquisitore domenicano Bernardo Gui, l’attore britannico ha concesso un’intervista a Vanity Fair ed ha espresso il suo punto di vista critico sull’istituzione ecclesiastica.


Everett ha iniziato col raccontare un aneddoto legato alla sua infanzia:

E’ la mia crociata contro la cultura dentro cui sono cresciuto: a 7 anni i miei genitori mi hanno spedito ad Ampleforth, austero monastero benedettino. E, in generale, contro la Chiesa cattolica che, nel Medioevo, era più terribile dell’Isis e che, tutt’oggi, mi vedrebbe volentieri all’inferno per il solo fatto di essere gay“.

Oltre a dichiarare di non essere stupito dallo scandalo degli abusi sessuali in Vaticano nè dal fatto che la Chiesa sia stata descritta come la comunità omosessuale più popolosa del mondo (“Non ho dubbi che lo sia, con orge e prostituzioni annesse“), Rupert ha posto l’accento sulla ricchezza della “casta sacerdotale”:

“Quando passo da Roma, ceno in un ristorante molto frequentato dal clero. Preti e seminaristi ordinano menu da cinque portate: mangiano, bevono, spendono, spandono. Farebbero meglio a seguire l’esempio di Gesù, donare tutto in beneficenza e vivere in povertà“.

Everett ha fatto un paragone tra Papa Francesco e Papa Benedetto XVI, ammettendo di non sopportare la morale portata avanti dal primo negli ultimi anni. Non sono mancati, inoltre, degli accenni al vetriolo all’attuale situazione politica:

“Prima vorrei sapere che cosa Papa Francesco ha fatto da giovane in Argentina, all’epoca dei desaparecidos. Non mi fido di lui: fa tanti bei proclami e poi li disattende. Mi sbaglierò ma, secondo me, è un uomo di marketing. Quasi preferivo il precedente. Al tempo lo detestavo per il suo conservatorismo. Ma almeno era autentico. E’ un po’ quello che provo nei confronti del presidente degli Stati Uniti: ora che c’è Trump rimpiango Bush. Immagino che anche voi italiani proviate la stessa nostalgia per Berlusconi, adesso che governa Salvini“.

Dopo aver ammesso di essere cacciato dal monastero benedettino perchè era solito rubare i costumi teatrali per travestirsi da donna e seguire, sugli spalti, le partite dei compagni che giocavano a rugby, Everett ha detto di non essersi mai pentito di aver rivelato al mondo la sua omosessualità, motivo per cui sarebbe stato scartato dalla lista dei possibili interpreti dell’agente James Bond:

Mi sentivo molto legato al pubblico e non volevo mentire. L’onestà era molto importante”.

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5 Commenti dei lettori »

1. A ha scritto:

26 febbraio 2019 alle 21:14

La Chiesa sia stata descritta come la comunità omosessuale più popolosa del mondo (“Non ho dubbi che lo sia, con orge e prostituzioni annesse“)

Quindi da questo di deduce che essere omosessuali è per lo più orge e prostituzione. Viva la sincerità.



2. Rai ha scritto:

26 febbraio 2019 alle 22:40

NOn credo proprio sia questa la deduzione…questo è quanto ha detto della chiesa (ed io condivido) ma non degli omosessuali in genere



3. ChePalle ha scritto:

27 febbraio 2019 alle 01:54

Il senso era diverso, Everett lo ripete spesso. Orge e prostituzione era riferito alla chiesa, di solito parla anche dei preti eterosessuali che vanno con ragazzine o prostitute minorenni.
Su tutto il resto dell’intervista, come dargli torto?
Una fotografia precisa sul Papa e la Politica.



4. kalinda ha scritto:

27 febbraio 2019 alle 10:35

concordo con Rupert



5. marcos1115 ha scritto:

28 febbraio 2019 alle 20:51

Intervista squallida come lui stesso



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