Alla terza serata, finalmente, un raggio di sole. Luca e Paolo salvano la comicità a Sanremo, che poco ha entusiasmato gli animi con le due precedenti performance di Alessandro Siani ed Angelo Pintus.
Co-conduttori nel 2011 e ospiti all’esordio l’anno successivo, Luca e Paolo mostrano sicurezza e soprattutto una profonda conoscenza dell’atmosfera sanremese. La loro terza volta all’Ariston viene pertanto celebrata con un duetto canoro dedicato alle morti eccellenti. Una scelta spiazzante e crudele, che però centra in pieno la critica nei confronti dei media e sulla retorica del lutto innescata da certi programmi televisivi.
“Quando un grande artista passa a miglior vita sei distrutto perché non te l’aspetti, ma in televisione cominciano gli omaggi: tg, Vita in diretta e poi Giletti. E pure qui a Sanremo si canta Il carrozzone, si riesuma la salma ogni due ore, commemora anche Fazio, officia Gramellini, però solo se il morto è un cantautore. E per il funerale è pronta la diretta, con il commento del telecronista e la moglie che fa l’intervista: c’è sempre una grande donna dietro un grande artista”.
Nella gag con Carlo Conti la satira politica rimane ai margini. Solo un piccolo accenno a Renzi, nemmeno citato direttamente: “Prendi uno di Firenze (il riferimento è sia a Conti che al Premier, ndDM), lo metti in tv a dire cazzate e se le bevono tutti”.
Il pubblico risponde con applausi e calore e pure il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, pescato dalla regia, se la ride quando Luca e Paolo scherzano sull’oneroso collegamento con l’astronauta Samantha Cristoforetti: “Ma ha chiamato lei o la Rai?”. Sul Festival che dire? “Non mi divertivo così tanto dal discorso di insediamento di Mattarella – confessa Kessisoglu – anche se forse Mattarella è stato più divertente”.
E se Sanremo fa ascolti il merito è in gran parte della controprogrammazione, finita in naftalina per una settimana: “Amici non va in onda. Del resto tutto il cast è qua”.
Ironia sul matrimonio gay
Il duo si riaffaccia a mezzanotte in punto. Nel mirino finisce stavolta il matrimonio gay, legalizzato in un lontano (o forse no) futuro. Luca e Paolo stanno per convolare a nozze, manca solo l’arrivo del sindaco. Intanto immaginano come sarà la loro vita una volta pronunciato il fatidico sì. “Se finisco in ospedale devi accudirmi”, ricorda Bizzarri a Kessisoglu. “E se tu muori io eredito!”, incalza ancora Luca. Doveri e non solo diritti. Con epilogo eloquente: “Ma vaffanculo!”.
1. Val ha scritto:
13 febbraio 2015 alle 06:46