Con un saltello da applausi, ieri sera Roberto Benigni era balzato in braccio a Dio fino ad arrivare nell’alto dei Cieli. Nella seconda puntata del suo spettacolo dedicato ai Dieci Comandamenti, invece, l’attore toscano è tornato a sorpresa sulla terra per proseguire il suo racconto da un punto di vista diverso. Più funzionale all’occasione. Nel prosieguo della sua esegesi, il Premio Oscar ha preferito parlare di Dio raccontando le cose degli uomini, occupandosi dei risvolti più concreti suggeriti dal sacro decalogo.
Come già aveva fatto nel primo appuntamento, Roberto ha snobbato l’attualità spicciola da talk show e si è occupato della contemporaneità con un respiro più ampio. Pochi, pochissimi i riferimenti alle vicende politiche e giudiziarie nostrane: “voglio ringraziare chi ci ha visto ieri sera, gli manderei un regalino, un prosciutto, un mazzo di fiori, 80 euro” ha ironizzato in apertura l’attore. Una battuta veloce, prima di buttarsi a capofitto sulle Tavole della Legge. Onora il padre e la madre, non commettere adulterio, non rubare…. Benigni passa in rassegna i sacri precetti e richiama l’attenzione su una dimensione etica, riuscendo ad evitare il rischio di trasformare le sue parole in una omelia.
Roberto, il comico biblista, non ha pretese dottrinali e su alcuni argomenti si concede licenze artistiche. Sugli “atti impuri” da non commettere, ad esempio, la sua esegesi vacilla un poco dal punto di vista teologico ma risulta efficace nell’ottica di uno show che si regge unicamente sulla parola. Arriva il settimo comandamento – non rubare – ed è qui che l’attore toscano riesce ad unire il sacro all’attualità. “Pare che Dio l’abbia scritto direttamente in italiano” scherza Benigni, per poi tornare serissimo e appassionato.
Il Premio Oscar fa riferimento allo sfruttamento, alla finanza scriteriata, alla cattiva politica, all’evasione fiscale e all’usura. Ma cita anche l’inquinamento ambientale e deplora il lavoro alienante. Così, le altezze di Dio riempiono le lacune umane. E, nel finale, Benigni chiude il cerchio e si appassiona: “il problema dell’umanità da 2000 anni è sempre quello: amarsi. Affrettiamoci ad amare, noi amiamo sempre troppo poco e troppo tardi” dice l’attore.
Il monologo conclusivo è un crescendo. “Saltate dentro l’esistenza ora, qui. Dobbiamo dire sì alla vita” incita Benigni. La parola prende forma e si fa immagine: con l’aiutino di Dio, Roberto è arrivato in alto.
1. Giuseppe ha scritto:
17 dicembre 2014 alle 07:50