Non ho mai visto una puntata di Beautiful. Ricordo solo quando nel giugno del 1990 la segretaria di mio padre, accompagnandomi a fare colazione nella sua fiammante 126, mi parlava, entusiasta, dell’arrivo di una nuova straordinaria soap. Da quel momento, mi è capitato molto raramente di avere a che fare con le bizzarre vicende della Famiglia Forrester. Ma non ho potuto fare a meno di sorridere quando venni a sapere di singolari resurrezioni studiate ad arte dagli sceneggiatori per riportare in vita arcinoti personaggi della celebre soap opera.
A distanza di anni, credo di averne capito il perchè. Anzi, sono arrivato quasi a giustificarle e, avendone capito i presupposti, a desiderarle io stesso per un prodotto televisivo nostrano: Capri. Nei pomeriggi estivi appena terminati, infatti, mi e’ capitato più volte di seguire con piacere la fiction cult di Rai1, riproposta sin dalla prima stagione (dal lunedi al venerdi, dalle 15 alle 17). Scelta decisamente vincente ma che, però, ha messo in evidenza tutti i limiti delle stagioni successive alla prima: una parabola discendente che ha visto il suo culmine nella terza stagione (attualmente in onda).
In Capri 3 non solo sono andati “smarriti” i protagonisti “storici” e le favolose esterne che hanno ceduto il passo a mal riprodotte ambientazioni negli studi di Cinecittà, ma si è dovuto rinunciare a un personaggio straordinario qual era Reginella (Isa Danieli), vera anima della fiction e rappresentante perfetta della capresità. Un concentrato di positività partenopea la cui assenza fa venir meno tutti i presupposti perchè si riproponga nuovamente la serie bissando i successi delle edizioni precedenti.
Un prodotto eccellente che ha assunto gradualmente le sembianze di una soap opera, ripercorrendo quanto accaduto anni fa con Incantesimo, serie tv di grande successo ma ben presto divenuta un’imbarazzante soap per il daytime di Rai1. Qualora, dunque, si decidesse di realizzare la quarta stagione di Capri, delle due l’una: o si fa resuscitare Reginella oppure è meglio desistere. Perchè di altri prodotti “decaduti” e mal “continuati” ne abbiamo sin troppi.
1. Andre ha scritto:
30 agosto 2010 alle 16:49