Centovetrine è in crisi. Al bando i panegirici, lo diciamo senza mezzi termini: sarà il decimo anno, il turnover degli attori, la diminuzione del budget ma la golden age sembra esser alle spalle. E non parliamo di ascolti, quelli reggono. C’è ben poco che funziona sotto la Mole e la situazione sembra precipitare giorno dopo giorno.
Antonio Zequila nei panni di un improbabile gestore di un giro di prostituti sembrava il punto al di sotto del quale non si può più scendere, ma poi è spuntata, lei, l’”arcorina” Cinzia Molena. Assistere ai suoi tentativi di interpretare l’assurdo ruolo di cattiva che finge di essere una specie di reincarnazione di un personaggio del passato ti rende d’un tratto chiaro il significato della massima: al peggio non c’è mai fine.
L’ex gieffina, ca va sans dire, è in buona compagnia: i colleghi di set sembrano fare a gara a chi recita -per usare un parolone- peggio, senza che la bellezza, dote indispensabile per recitare in una soap, compensi la mancanza di talento. Le interpretazioni non sono di certo aiutate dalle trame imposte ai vari personaggi costretti a trasformarsi da buoni in cattivi, e viceversa, da un momento all’altro, al punto che se l’attore è capace, come nel caso della Vertova, è letteralmente mortificato.
Ma il cast è solo il punto più visibile dello stato agonizzante in cui versa la soap opera di Canale 5 da qualche mese a questa parte. La produzione targata Mediavivere ha perso smalto per assumere una connotazione sempre più sbiadita, offuscata da storylines piatte o grottesche ed incapaci di appassionare realmente il pubblico. E se Beautiful vive di macchiette che alla fine ti fanno sorridere, qua l’effetto è tutt’altro che piacevole.