Stai zitta che alle pompe di benzina c’hai gli sconti. Non si può non aprire questo ennesimo resoconto del Grande Fratello con la chicca di Pietro Titone, rispolverato insieme alla fidanzatina Ilaria per lo sguinzagliamento mediatico del cucciolo di iena Guendalina. Il senese, in buona compagnia del suo allegato speciale, non usa mezzi termini per festeggiare platealmente davanti alla concorrente mamma la loro gioia per l’eliminazione di colei che anche nella scorsa puntata Pietro conferma essere stato un amore a prima svista, e non si sa se il ripensamento del bestemmiatore redento fosse legato solo al caratterino di Guenda o ad influire ci sia proprio lo strabordamento verso ogni punto cardinale della Tavassi, notato persino dal sonnolento Ferdinando.
Lo sport preferito dei nemici di Guenda è diventato proprio lo sfottò per la sua crescita, e non ci riferiamo ad un’elevazione morale. Del resto come biasimare i compagni di reclusione che per mesi si sono sentiti giudicare costantemente dalla linguaccia appuntita della romana, la cui ossessione per il gioco rimane così grande anche a distanza di una settimana dall’uscita da costringerla ad elaborare alibi di comodo per la sua netta bocciatura. Se poi ad alimentare le sue elucubrazioni c’è tutto lo staff del Gf ci rendiamo conto come la proliferazione della sua presunzione catodica è ancora di là da venire. Per lei si stanno spolverando già i cuscini di tutti i divani di Mediaset ma soprattutto gli elettrodi della verità. Tal prosopopea di donna e di stratega integerrima dell’automatketing potrebbe però essere troppo persino per l’aggeggio usato dall’Fbi nelle valutazioni informali dei serial killer americani.
Nando che dice a Margherita ‘dopo parliamo’ è come se King Kong annunciasse: ‘dopo facciamo l’uncinetto’. Non possiamo che riciclare l’ennesima chicca gialappina a commento della nuova puntata dell‘epopea del ‘ragazzo di vita’ che continua a prendere porte in faccia dalla televisione. Nonostante la sua apparizione in forma solo di ologramma all’interno della casa, per Colelli c’è comunque un cuscino lanciato a mo’ di pernacchia e tante risate di sottofondo alla sua improbabile lettera. Da uno che coniuga la prima persona plurale del verbo potere nello stesso modo dell’analoga voce del verbo potare (potiamo, sic!) è perfettamente immaginabile del resto una lettera scritta con un eloquio a metà tra le Confessioni di Sant’Agostino e L’Ascensione al Monte Ventoso di Petrarca. Il tentativo di riabilitazione attraverso la favoletta del pischelletto di paese che annaffia l’arido praticello davanti casa diventa ormai quasi un fastidioso tentativo di confondere le carte fino al relativismo pericoloso. Il comportamento di Nando deprecabile era e deprecabile resta, e se proprio si volesse aiutarlo bisognerebbe evitargli nuove esposizioni a gogne televisive.