Lost



24
gennaio

AMARCORD, Che Fine Hanno Fatto…gli interpreti di SENTIERI?

 

Sentieri @ Davide Maggio .it

Il 25 gennaio 1937 sulle frequenze radiofoniche della NBC andava in onda la prima puntata di “Guiding Light”. Un sorta di sceneggiato basato sui sermoni che il protagonista principale, Padre Ruthledge, proponeva agli abitanti di una località fittizia, Five Points.

Il successo di questa trasmissione nel 1952 ha convinto la CBS a realizzarne una versione televisiva. Esattamente 45 anni dopo (il 25 gennaio del 1982), il programma si apprestava a debuttare sulle reti Fininvest  (su Canale 5 dove è andato fino al 1988 per poi passare su Rete 4) con il nome di “Sentieri”. Ed è stato subito successo.

Un successo che nonostante la programmazione ballerina a cui Rete 4 sottopone la soap da anni, non accenna a svanire. E così “Sentieri” oggi compie 70 anni!

Centinaia sono gli attori che si sono avvicendati in “Sentieri”, che negli anni ha saputo rinnovarsi, affrontando temi dall’alto valore sociale, senza trascurare il lato più frivolo e bizzarro proprio delle soap opera.

Proviamo a vedere quali sono gli attori che devono dire grazie a “Sentieri” e soprattutto che fine hanno fatto.

CHRISTOPHER WALKEN – MIKE BAUER

Christopher Walken @ Davide Maggio .it

Il celebre attore ha iniziato la sua carriera proprio interpretando uno dei personaggi principali di Sentieri. Ha fatto parte del cast dal 1954 al 1956. Oggi ha 63 anni.

KEVIN BACON – TIM WERNER

Kevin Bacon @ Davide Maggio .it

Anche il divo di “Footlose”, deve la sua popolarità alla soap opera, nella quale ha recitato dal 1980 al 1981. Oggi ha 48 anni.  

CALISTA FLOCKHART – ELISE

Calista Flockhart @ Davide Maggio .it

La futura Ally McBeal televisiva ha fatto il suo esordio assoluto in “Sentieri” (1989), dove ha interpretato per una ventina di episodi il personaggio di Elise. Oggi ha 42 anni.

MELINA KANAKAREDES – ELENI ANDROS COOPER

Melina Kanakaredes @ Davide Maggio .it

L’attrice diventata poi celebre grazie a serie come “Providence” e “C.S.I. New York” ha fatto parte del cast di “Sentieri” dal 1991 al 1995. Il suo personaggio in seguito è stato recastato. Oggi ha 39 anni.

CYNTHIA WATROS – ANNIE DUTTON LEWIS

Cyinthia Watros @ Davide Maggio .it

L’attrice che ritroveremo nella seconda serie del telefilm Lost (che andrà in onda su Rai Due a partire dal 13 febbraio)  nel ruolo di Libby, ha fatto parte del cast di “Sentieri” dal 1994 al 1998. Oggi ha 38 anni.

Il suo personaggio è stato protagonista di una delle storie più assurde mai viste in “Sentieri”. Gli autori in seguito al suo abbandono, hanno deciso di affidare il ruolo ad un’altra attrice, Signy Coleman e di attribuire il cambiamento di volto e di voce del personaggio ad una plastica facciale e ad una innovativa operazione alle corde vocali. Il personaggio ha cambiato perciò identità e ha preso il nome di Teri De Marco.

QUALCHE CURIOSITA’:

  • I doppiatori in questa soap opera hanno sempre avuto una grande importanza per i telespettatori. In particolare ricordiamo che l’attrice Lella Costa è la doppiatrice storica di Reva Shane Lewis (Kim Zimmer) e che Veronica Pivetti presta la voce ad Harley Davidson Cooper Mallet Spaulding (Beth Helers).

  • “Sentieri” è stata la prima soap opera ad affrontare il tema della clonazione. Reva infatti, creduta morta, viene clonata dal marito Josh che segue il processo di crescita avanzato del clone. Il personaggio di Reva teenager è stato interpretato da Joy Lenz che in seguito nella soap ha interpretato il personaggio di Michelle Bauer Santos. Attualmente l’attrice fa parte di cast del telefilm “One tree hill”.

  • Dal 1982 al 1984 nella messa in onda italiana, è stata mantenuta la sigla originale della soap. In seguito è stata creata una melodia da Augusto Martelli, noto compositore di sigle di svariati programmi Mediaset. Da diversi anni la sigla di “Sentieri” è This is the time di Billy Joel.

  • “Sentieri” è stata oggetto di tesi di laurea da parte dello studente Giorgio Bellocci che ne ha poi tratto un libro “Sentieri, come nasce una leggenda tv”.

  • La soap opera oltre ad aver vinto svariati Emmy Awards ed alcuni Telegatti, ha ricevuto il premio “Napoli Cultural Classic” nel corso di una manifestazione che si tiene a Nola, per festeggiare i suoi 70 anni.

Qualora voleste ulteriormente approfondire l’argomento vi rimando al mio blog dove potrete trovare altre informazioni sulla soap opera più longeva della storia.

Se invece voleste sapere che fine ha fatto, uno degli attori che non ho citato, potete farlo richiedendolo nei commenti ed io cercherò di soddisfare la vostra curiosità.

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29
settembre

LA SOAP OPERA DEI PALINSESTI IMPAZZITI

Non ho mai scritto un post che si limitasse a riportare pedissequamente gli scritti di qualche altro autore.

Avete presente, però, quando, leggendo un giornale, un blog o qualsiasi altra fonte di notizie condividi un articolo al punto tale da dire a Te stesso : “Ecco. Esattamente ciò che avrei scritto io“?

Aldo Grasso @ Davide Maggio .itUna sensazione grazie alla quale Ti sembra che ciò che stai leggendo sia la materializzazione dei Tuoi pensieri!

Bene! A me è capitato con l’articolo di Aldo Grasso (nella foto) che sto per riportarVi, pubblicato ieri sul Corriere della Sera.

Lungi da me il paragonare i semplici scritti di questo blog ad una penna elegante qual è quella del noto critico televisivo! Ci mancherebbe altro!

Parlo, fondamentalmente, dei contenuti, non della forma e non Vi nascondo che l’aver trovato, nell’articolo di Grasso, delle affinità di interpretazioni e di vedute con quanto ho scritto alcuni giorni fa e con ciò che penso su questa ”scostumata” questione, mi ha inorgoglito un po’! 

Oggetto di analisi è  l’ormai infinita “soap opera dei palinsesti impazziti”.

Buona Lettura 

Un sinistro scricchiolio sta allarmando i custodi del palazzo televisivo. Da dove proviene? Chi l’ha provocato? Lo scricchiolio è causato dalla follia dei palinsesti. Che ormai oscillano come trottole, mappe impazzite. Da tempo, sui giornali, l’inizio della prima serata di Canale 5 e Raiuno è segnalato alle 21. In realtà, non inizia mai prima delle 21.20.
Perché questo inganno? La seconda serata non esiste più, è slittata a mezzanotte. Gli show finiscono all’ una di notte, con buona pace di chi la mattina deve alzarsi. Un telefilm di successo come Dr. House viene brutalmente spostato causando la ribellione dei telespettatori; il programma di Bonolis va in prima serata, poi in seconda, poi viene collocato nella fascia preserale; Reality circus dal lunedì passa alla domenica, dalla domenica al mercoledì: una giostra. Le anomalie non finiscono qui, anzi paiono ben più profonde. Joe Petrosino vince ampiamente la serata di domenica 24 settembre con quasi sei milioni di spettatori, favorito dal clamoroso flop del reality di Canale 5 (3.104.000 spettatori, 16,38% di share, 5/6 punti sotto gli obiettivi della rete). Lunedì 25 Petrosino perde duecentomila spettatori e quasi il 5% di share, andando contro una logica sempre rispettata: ovvero che la seconda puntata di una fiction di successo va meglio della prima, per l’effetto valanga e per l’effetto persistenza, degli spettatori che hanno visto la prima. Ma qui entra in gioco la contro- programmazione de L’Onore e il rispetto, coi suoi 5.656.000 spettatori (22%), già accumulati nelle 4 puntate precedenti. Altri flop da palinsesto. Le quattro serate di Miss Italia, a dimostrazione di come ormai la manifestazione non sia più vissuta come evento. O l’inatteso insuccesso di Luca Barbareschi: Giorni da Leone 2, il seguito di una fiction in onda nel 2002. Allora fece il 20% di share, ma il seguito non funziona. La prima puntata (5 settembre) ha uno share di appena il 12,16 per cento, ridicolo per Raiuno. Tanto che si decide di sfilarla subito per sostituirla con una replica di Bartali.

Ma la situazione più clamorosa riguarda Paolo Bonolis. Fattore C, un format così collaudato e sperimentato da sembrare un plagio, floppa clamorosamente in prima serata: domenica 10 settembre supera il 23% di share ma la domenica successiva crolla al 17,61. Spostato nel preserale non fa di meglio, meno del 18% di share.

Programmi dislocati, orari oltraggiati, soppressioni improvvise, sforamenti abituali. Il palinsesto (dal greco palímpsèstos, «raschiato di nuovo», a significare l’originale programmazione trimestrale fatta di tanti fogli sovrapposti) è ormai inattendibile. Rispetto ai corrispettivi francesi (grille) e inglesi (schedule), il termine italiano sottolinea l’incessante lavoro di perfezionamento, ridefinizione, correzione cui è sottoposta la programmazione. Che può essere infatti continuamente rielaborata in rapporto agli obiettivi della rete (proprio come le antiche pergamene venivano continuamente corrette e riutilizzate). Ma la sensazione è che la nostra programmazione venga raschiata ogni giorno, senza sosta, da una mano insensata. Ciò che vediamo sul piccolo schermo corrisponde raramente a ciò che è riportato dalle guide ufficiali.

«Il palinsesto è matematica», sostiene Alba Parietti. Ha ragione. Ma il suo reality sa contare solo fino al 7 (di share). Gli esempi si sprecano, giusto per fornire una sismografia del terremoto in atto. Per Raiuno e Canale 5, come detto, il ritardo è cronico, e francamente anche un po’ ridicolo.

Non va molto meglio sulle altri reti, la litania dello sforamento si ripete. Il telefilm su Raidue e The Oc su Italia 1 iniziano con cinque minuti di ritardo, il film su Retequattro con quindici. Raitre è in orario, e anche La7 non sgarra. Però il programma di Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni sfora volentieri. Nel maggio scorso ha ceduto la linea a Gad Lerner solo alle 21.43. Che non l’ha mollata prima delle 24.00. Per la disperazione di Piero Chiambretti, previsto con Markette alle 23.30. Siccome non è un caso isolato, il conduttore ha pensato di ribattezzare il suo programma Uno mattina Markette.
L’altra sera ha bevuto il calice amaro anche Bruno Vespa battuto da Enrico Mentana che aveva in studio Luciano Moggi (Moggi è la variabile impazzita del palinsesto: una volta era chiamato per rispetto adesso per alzare l’audience). Ma Vespa è stato costretto dal film di Raiuno a partire molto tardi. Da cosa dipende questa debolezza intrinseca della tv generalista, questa assurda partita a scacchi che denota mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore? Alcuni impazzimenti sono dovuti alle logiche perverse dei palinsesti.

Il ritardo della prima serata è stato «inventato» da Striscia la notizia per fare il pieno d’ascolto. Da questo «male» ne discende un altro ancora più grosso. Per non avere concorrenza in quell’ ora topica, Mediaset è stata costretta a riportare Bonolis all’ovile, a peso d’oro. Ma Bonolis è tornato con tutto il clan di Lucio Presta (Paola Perego, Amadeus, Panicucci) imponendo alcuni programmi rivelatisi poi dei fallimenti (Amadeus è già sparito dal video).

Visto che parliamo di clan, la disarticolazione dei palinsesti dipende anche dal fatto che in troppi ci mettono le mani. Ormai personaggi come Lucio Presta, Bibi Ballandi, Lele Mora, Beppe Caschetto contano più dei direttori di rete. Non a caso a dirigere Raiuno c’è Fabrizio Del Noce, un giornalista che non si era mai occupato di programmazione. A dirigere Canale 5 ci sarà Massimo Donelli (tanti auguri!), la cui unica esperienza tv consiste nell’ aver diretto Sorrisi e canzoni (dove spesso si è lamentato dell’infedeltà dei palinsesti!). Qualcuno imputa la follia della programmazione alla crisi imprevista dei reality (difficoltà che coinvolge persino un campione d’ascolti come L’isola dei famosi) o all’esplosione del satellite, di Sky (è il caso di Lost, laserie di culto, che in onda il lunedì regala share record a Fox). Qualcun altro, più addentro, la spiega con la difficoltà delle reti ammiraglie (specie Canale 5) a raggiungere gli obbiettivi promessi agli investitori pubblicitari; di qui gli spostamenti, le protezioni, i traslochi, le cancellazioni apparentemente inspiegabili. Tutto questo mina due meccanismi su cui si fonda, o si dovrebbe fondare, il patto comunicativo della tv: l’abitudine e la fedeltà. Il pubblico è consuetudinario e affezionato ai programmi preferiti. Perché svilire così il palinsesto? Gli orari dei treni non sono sufficienti per garantire a un Paese una rete efficiente di trasporti, ma senza orario i treni non si muovono, e se si muovono creano solo caos.