Tutto è cominciato davanti a un altare, dove però invece di due persone ce n’era una sola. Non essendo una sitcom innovativa dedicata alle nozze single, è evidente che si parte da un matrimonio naufragato. Quello tra Dave e Alex, per la precisione. Un incubo, praticamente, che però in Happy Endings si trasforma nell’inizio di una storia che racconta le vicende dei mancati sposi e dei loro amici alle prese con le conseguenze dell’abbandono all’altare.
Ed è da qui che impariamo a conoscere questo gruppo di amici un po’ sgangherato che cerca di recuperare l’equilibrio dopo che la coppia di riferimento del gruppo, quella delle paroline dolci e delle frasi sincronizzate, lo ha perso. Non è facile per Dave e Alex, ma nemmeno per Jane, Brad, Penny e Max, che li devono aiutare in questo momento particolarmente difficile, evitando di schierarsi e di prendere le parti dell’uno o dell’altro.
Qualcuno ha azzardato il paragone con Friends, termine di paragone incontrastato. Quando ci sono donne che parlano c’è Sex and The City, qaundo ci sono gruppi di amici c’è Friends. I fan della serie cult rigettano però il paragone. Happy Endings infatti ha quei tratti di esagerazione che si ne fanno una sitcom brillante ma che è sempre lì, al confine con il demenziale. Cosa che con Friends, che comunque portava al limite le sfaccettature caratteriali dei personaggi, non accadeva mai.