Deludente, a tratti imbarazzante, ma soprattutto prevedibile in ogni singola scena e dialogo. E’ difficile trovare delle note positive per la nuova serie di Anna e i cinque, la cui quarta puntata è andata in onda ieri sera su Canale 5. Ispirata ufficialmente al format spagnolo Ana y los siete, la fiction con protagonista Sabrina Ferilli nel ruolo di Anna, un’ex spogliarellista diventa tata, rappresenta una mal riuscita via di mezzo tra la celebre pellicola Tutti insieme appassionatamente e la divertente sit com statunitense La Tata. Una serie a metà tra la commedia e il drama, nella quale una volenterosa Ferilli si applica, cerca di fare del suo meglio, non riuscendo però nell’impresa di emulare nè il carisma dell’inarrivabile Julie Andrews, né l’ironia di Fran Drescher.
Una messa in scena di buoni sentimenti, condita da musiche e atmosfere degne di una soap opera, dove trovano spazio il bello e stagionato Pierre Cosso nel ruolo di un imbranato principe azzurro, l’algida Maddalena Grochowska e la bella Eleonora Sergio nei panni delle streghe cattive, impegnate a staffetta nel sedurre l’aitante imprenditore. Ed infine lei, Sabrina Ferilli, nel ruolo di Anna, novella Cenerentola, pronta per l’inevitabile legge del lieto fine, a sbarazzarsi delle sporche e malvagie rivali, e coronare, con il benestare dei cinque rampolli di casa, il suo sogno d’amore.
La serie, che differisce dalla precedente per l’ambientazione romana e non più milanese, riserva al pubblico una serie di situazioni ed eventi più che scontati, spesso al limite del grottesco e della parodia. Anna scopre, infatti, che la madre, che l’aveva abbandonata da bambina, è ancora viva ma gravemente malata. Fingendo di dover recitare in un film, si trasferisce a Roma, e decide di correre al capezzale della genitrice, nascondendo i reali motivi del trasferimento alla famiglia Ferrari. Una famiglia talmente affezionata alla tata, al punto da mollare tutto e seguirla nella Capitale. Le cose si complicano però, quando un cattivissimo imprenditore prende di mira la società di proprietà di Ferdinando, portandola alla bancarotta. Il tutto, grazie alla complicità dell’autista di casa Ferrari alias Edoardo Pesce.