Partenza Sturm und Drang. In scena, un ex galeotto, un’anoressica, un onanista compulsivo e un aspirante suicida. Ma anche un giovanotto dal passato burrascoso. La prima puntata di Masterpiece, il nuovo talent show sulla scrittura, ci ha lasciato una buona impressione ma anche una perplessità: possibile che per diventare romanzieri si debba per forza essere casi umani? O, ancora peggio, il romanziere caso umano è l’unico ‘modello letterario’ televisivamente appetibile? Su Rai3, infatti, i partecipanti alle audizioni del primo talent letterario si sono fatti conoscere più per le loro vicissitudini personali borderline che per il loro “capolavoro nel cassetto”, sottoposto all’attenzione dei giudici Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo e Taiye Selasi.
A loro – e solo a loro – il compito di stabilire se il dattiloscritto presentato meritasse o meno di proseguire la gara. Davanti alla giuria, gli aspiranti scrittori hanno letto poche righe della loro opera, secondo una logica molto televisiva e poco letteraria. Di solito, infatti, un romanzo va metabolizzato, assaporato pagina dopo pagina, sezionato, ma in tv il tempo è d’oro ed anche l’abilità scrittoria diventa una questione di empatia. Quasi un dettaglio. Di conseguenza, il pubblico ha conosciuto soprattutto la personalità dei partecipanti, assai meno la loro scrittura. Un aspetto deludente, questo, per un programma che ha l’ambizione di scovare un nuovo talento per la letteratura. In palio, una pubblicazione da ben 100mila copie.
Di congiuntivi, lessico e sintassi non si parla, forse non contano più in un bestseller. A Masterpiece, piuttosto, è il caso umano a fare da perno all’intera narrazione, diventando uno spunto di (psico)analisi e di discussione tra i giudici. A tal proposito, abbiamo trovato azzeccata la scelta di inserire in commissione l’intrigante Taiyne Selasi, accanto ad un professorale Giancarlo De Cataldo e ad un Andrea De Carlo spesso presuntuoso, come se recitasse una parte. L’avete visto mentre stracciava le lettere scritte dai concorrenti? Pareva la copia di Joe Bastianich col suo sprezzante lancio del piatto. Marginale, invece, la presenza di Massimo Coppola, coach relegato al ruolo di comparsa. Buoni la regia e il montaggio.