Richiedensi aggiornamenti per tutte le grammatiche cinematografiche: l’estate 2009 sancisce l’ingresso nel catalogo delle inquadrature del piano Rodriguez che, manco a dirlo, porta il nome di colei che, dopo il naufragio all’Isola, tutto move. Il restyling di Sarabanda sarebbe ancora minor cosa, infatti, senza il marchio di fabbrica che il cofanetto magico di Belen imprime ogni sera.
Il magnetismo anatomico della showgirl tutto pepe mette in ombra qualsiasi altra parte del programma e la telecamera s’inchina umilmente alle gerarchie di importanza del nuovo format. Metti una steady-cam che la marchi a uomo e la puntata te la porti a casa. Le cambi il modello e il colore del costume e sei sistemato per l’intero ciclo di puntate estive.
Sgarbi qualche giorno fa vaticinava un probabile futuro ‘culocentrico’ ma se forse avesse avuto modo di contemplare l’ossessione voyeuristica per la nuova Venere Callipigia del piccolo schermo italiano avrebbe già usato i tempi verbali del presente per dipingere le tendenze del costume italiano. Con quali commenti caustici giudicherebbe tale stile televisivo di regia che tanto ricorda i piani cinematografici di Almodovar?
Il sussulto con cui ogni italico accompagna l’invadente telecamera durante le coreografie o meglio ancora nelle ascese della Rodriguez al trampolino della piscina durante il gioco finale (che solo per questo diventa momento clou della serata) quanto dista concettualmente dalle carrellate costanti sulle terga di Penelope Cruz in Volver?
Se dunque per il regista spagnolo tale taglio di inquadratura aveva nel film il rilievo espressivo di metafora della potenza del femminile nell’universo contemporaneo (tanto da chiedere all’attrice di espandere con imbottiture le proporzioni naturali dei suoi fianchi per ampliarne la potenza simbolica e semantica), quale semiosi sottendono le panoramiche del belvedere argentino felicemente adottato da Mediaset?
Se la scelta di Almodovar ha dunque una sua ragione di artisticità c’è forse qualcuno che coraggiosamente avanzerebbe un elogio artistico alla sirenetta dell’estate Belen regalandole un’emancipazione dallo status di soubrette scollacciata? Forse i tempi non sono ancora maturi. Risulta però almeno anacronistico portare avanti la crociata contro il rigoglio dei corpi e chiedere il bando della carnalità più appariscente (citofonare MOIGE) quando invece con ragionevole naturalezza in qualsiasi spiaggia italiana si è pressoché superata la medievale condanna al tripudio della forma.
Rimane da chiedersi solo per quanti anni ancora la televisione dovrà cantare e portare la croce difendendosi dagli attacchi di chi le attribuisce forzatamente e come esclusiva il ruolo di guida morale a tutti i costi dimenticando che in realtà la relazione tra realtà e rappresentazione è biunivoca e che la tv è uno schermo a doppio raggio, cioè riflette ed è riflessa.
1. roberto ha scritto:
29 luglio 2009 alle 15:37