Il Festival di Sanremo Coast to Coast di Rocco Papaleo? Scelta azzeccata, spalla eccellente per un Gianni Morandi che fa della semplicità e della bonarietà la sua bandiera. Se le opzioni erano tra il Papaleo professore sadomaso, simpatica macchietta per Leonardo Pieraccioni, e il poeta dello stupendo viaggio in Basilicata, lode alla scelta di portare a Sanremo il colore ironico della cultura popolare.
Nonostante si sia navigato a vista tra mille imprevisti, mediaticamente fenomenali ma destabilizzanti anche per il più bravo improvvisatore, Papaleo non ha fatto il marinaio. Tutte mantenute le promesse della vigilia: sottile leggerezza ma non la pura evasione. Per la satira ci hanno pensato e ci penseranno altre voci importanti dell’evento. A Rocco si chiedeva la narrazione della commedia umana.
Occhi sbarrati, dizione volutamente biascicata ma una classe teatrale indiscutibile nel portare la voce fino in fondo alla platea. Un monologo breve che alterna in maniera delicata sferzate ironiche e contemplazioni esistenziali. Il treno, le memorie del padre, l’onirismo straniante. Un piacevole intermezzo.
Alle cronache però rimarrà soprattutto la capacità di sdrammatizzare, di portar fuori alla grande l’amico Gianni dall’inghippo legato al meccanismo delle votazioni. L’inno scanzonato alla sommossa popolare, una caparbia condivisione degli umori della platea recalcitrante utilissima a stemperare il tutto con una risata.
Alla vigilia in pochi avrebbero scommesso su questa riuscita interazione con il conduttore unico: Papaleo ha ben navigato tra il cerimoniale sanremese ottenendo forse il primato per la più originale presentazione dei cantanti, momento spesso ritenuto sacro e inviolabile.
1. Francesca ha scritto:
16 febbraio 2012 alle 17:01