Rivolgersi a tutti per parlare, di fatto, a nessuno. BellaMa’, il nuovo programma del pomeriggio di Rai 2, è partito pieno di tanta roba, tra concorrenti giovani e meno giovani, opinionisti Z e Boomer, aspiranti e professori, band musicale e chi più ne ha più ne metta. Il tutto infarcito di un’euforia – per nulla contagiosa – di Pierluigi Diaco. Mesi e mesi per mettere in piedi un format, preceduto persino da una mini-striscia quotidiana ad agosto, dimenticando l’elemento principale: il senso. Ebbene sì, BellaMa’ non ha senso.
“Ce l’abbiamo fatta”, dice in apertura il conduttore. A fare cosa, però, non è dato sapere. Si punta sullo scontro generazionale per mettere a confronto due generazioni apparentemente distanti ma unite da linguaggi e strumenti contemporanei come i social. E’ così che in studio siedono, come in una pausa dalla gita scolastica (qualcuno è anche annoiato), giovani e adulti che vengono di volta in volta interpellati per nome, scritto su apposito cartellino alla Uomini e Donne. Insomma, trono classico e over insieme a far nulla; dalla De Filippi, almeno, si corteggiano. A BellaMa’, invece, quasi si “sfottono”, con i Boomer chiamati a ridicolizzarsi nel tentativo di spiegare il significato di parole a loro ignote come tag, reel e via dicendo.
Rotto il ghiaccio (e siamo stati buoni!), la trasmissione prova ad accendersi con la sfida in tre manche che contrappone 18-25enni da una parte e 55-90enni dall’altra. Nemmeno il tempo di pensare “BellaMa’ un senso forse ce l’ha” che ci si ritrova difronte ad un quiz di cultura generale (che ideona!), guidato – udite, udite – da una “BellaProf“, come chiama Diaco l’insegnante in collegamento. E questo potrebbe già bastare! Invece no, da segnalare anche i nomi assegnati alle prove: BellaFace per indovinare il volto di un personaggio famoso, oppure BellaStories per rispondere ad una domanda di storia. Sarà per questo che Diaco continua a ripetere che il programma è “il primo talent di parola”? Definizione tremenda a parte, speriamo almeno che sia l’ultimo.
Sul finale di puntata viene affrontato un tema che è oggetto di dibattito in studio, con la domanda provocatoria “A cosa serve la scuola?“. Nel giorno del ritorno sui banchi, per giunta. Tutto molto sconclusionato, con l’inserimento di un’intervista all’ospite – Iva Zanicchi con la nipote – come ennesimo elemento buttato nel calderone. Due ore al giorno fino a maggio 2023? Auguri.
1. M ha scritto:
12 settembre 2022 alle 18:38