Qualcuno dice che copiare da uno è plagio, copiare da molti è arte. Su questi presupposti, il talent di Raffaella Carrà dovrebbe essere l’apoteosi della creatività, ma di Forte Forte Forte (questo il titolo) sembra esserci solo l’ego smisurato della padrona di casa che ha messo in piedi uno show egoriferito, traendo ispirazione dalla precedente esperienza televisiva.
Perchè a Raffaella dev’esser piaciuto parecchio The Voice. Ma lo show di Rai 2, con ogni probabilità, non la appagava appieno; non la glorificava come icona della televisione che dagli alti ranghi dello spettacolo ’scendeva’ tra i comuni mortali per omaggiarli delle sue performance artistiche. Avrà, così, pensato di costruire insieme ai suoi sodali uno spettacolo a sua immagine e somiglianza in cui potesse essere la protagonista indiscussa, non oscurata da ingombranti colleghi-giudici che nella nuova avventura sembrano avere una mission ben chiara: compiacerla, senza nemmeno avere la possibilità di contrastarla verbalmente (Philipp Plein e Joaquìn Cortès parlano un italiano maccheronico; ad Asia Argento, invece, tocca suo malgrado il ruolo dell’”anticristo” per equilibrare, ma pur sempre nei limiti concessi, gli sbrodolamenti della collega).
Ma Raffaella ha fatto di più, si è guardata intorno: se l’ottima scenografia ricorda The Voice, la fotografia rievoca XFactor, la mission Amici vecchia maniera, il ‘tasto fortissimo’ il golden buzz di Italia’s Got Talent. E uno potrà obiettare: “beh, almeno i pulsanti della giuria sono stati sostituiti dallo swipe”. Ecco, lo swipe c’è già in Rising Star. Roba che se fosse stata messa una cucina per ristorare i concorrenti, avremmo avuto anche qualcosa di MasterChef.
Più tecnicamente, Forte Forte Forte – sedie girevoli a parte – sembrerebbe proprio la trasposizione di XFactor impiantato nello scheletro di The Voice: dalla scenografia al montaggio, senza dimenticare confessionali e clip pre-esibizioni sapientemente incastrati in una scaletta che non lascia spazio a molti dubbi. Il ‘problema’ è che da quindici autori (quindici!), tra cui figura più di qualche nome altisonante “tra figli e amici di”, ci si sarebbe aspettato un prodotto più originale rispetto agli attuali.
Forte Forte Forte è nelle dinamiche un Carrà One Woman Show mascherato da costoso talent, dove tutto è ridotto ad un insipido contorno per soddisfare l’incommensurabile ego del caschetto biondo più famoso del Belpaese, che mai si sarebbe ridotta al ruolo marginale di conduttrice con il rischio di essere oscurata da una Cuccarini qualsiasi sul bancone dei giurati.
Tra un rvm nostalgico e l’altro, qualche esibizione – va detto – siamo riusciti anche a vederla. Ma il problema è che non si capisce cosa debbano fare i concorrenti su quel palco. E se il problema fosse solo questo, ci si potrebbe consolare con la spettacolarità delle esibizioni. E invece, nemmeno quello: il livello dei performer è spesso imbarazzante, nonostante le “F” (il ’si’ dei giudici) regalate come se piovesse. Colpa certamente di un casting fin troppo sbilanciato che con ogni probabilità – e sempre per gli stessi motivi – ha pescato tra coloro che son cresciuti a pane e tuca tuca, con la conseguenza che la scena era pregna di fans più che di talenti idonei per uno show così pretenzioso.
Peccato, perchè l’idea di base rimane tutto sommato interessante, ma la poca originalità della cornice unita al protagonismo opprimente della Carrà rischiano di inficiare seriamente un prodotto che sulla carta potrebbe pure funzionare.
[Ha collaborato Daniele Pasquini]
1. Groove ha scritto:
19 gennaio 2015 alle 12:00