La Bislacca si starà facendo un bagno caldo. Uno di quelli riposanti, in cui non ripensare a quello che ti è successo durante le giornata. Sì, perchè se il Zequila-moment può aver strappato qualche sorriso (qui la Caporetto d’Er Mutanda), il Corona-moment ha avuto, davvero, dell’imbarazzante. Per la conduttrice, in primis.
Con l’oramai televisivamente consueto “metodo dell’arena”, di gilettiana memoria, la D’Urso mette Fabrizio Corona su una poltrona rossa. Ma la seduta inizia presto a scottare, e non già per rivelazioni shock dell’ultima ora (del tutto assenti oggi), quanto per il fuoco incrociato di accuse cui l’intervistato è costretto suo malgrado a sottostare.
Le penne parlanti non sono nè gli Enzo Biagi e nè le Milene Gabanelli, ma la Sora Lella e la Donna Mariuccia di turno. Normale pubblico, insomma, ma parlante e con tanta voglia di esserlo. Si parla di tutto e gli si rinfaccia di tutto: la speculazione su Lapo Elkann in punto di morte, la lite con Simona Ventura ed il suo entourage, il guidare contromano ed il farlo anche senza patente, gli alimenti mancati al figlio, il servizio che lo ritrae nudo assieme a Belen con foto forse concordate, la rissa in discoteca con minacce al seguito, il circolare con denaro fasullo, il suo arrivo in macchninone a Garlasco dopo il tragico delitto, il film con un suo nudo integrale frontale (qui il nudo integrale). Tutto vecchio (e già risaputo, purtroppo).
La novità, però, sta che, questa volta, Corona sembrava l’agnello sacrificale ed il pubblico i leoni del Colosseo. Imperatore col pollice puntato sempre verso? Platinette, mai così poco democratica come oggi. Fortunatamente, ci sentiamo d’aggiungere. In un crescendo di microfoni ruggenti ed incandescenti, con qualche urla di troppo e relative risposte poco convinte e convincenti, Corona prova a barcamenarsi come meglio può e come meglio sa. Non sa, però, che, questa volta, il pubblico della D’Urso l’hanno caricato al tritolo e che Platinette, struccato, “al naturale” ed abbastanza serioso, modera solo in un verso. Col pollice verso, appunto.
L’altalena delle accuse è da far venire le vertigini (e da far accapponare la pelle): Fabrizio, stanco della piega che stava prendendo l’intervista-gogna pubblica, dopo aver implorato alla padrona di casa un “falli smettere, sennò non parlo“, rimprovera una signora del pubblico per avergli posto una domanda poco intelligente. Platinette, allora, coglie la palla al balzo e lo redarguisce per la cosa dandogli dell’ignorante per uno strafalcione grammaticale del momento (poco dopo che il “paparazzo” stesso aveva tacciato il rampollo di casa Fiat di non conoscere a menadito la nostra lingua italiana).
Poi, Fabrizio attacca direttamente Platinette con un “io, almeno, per stare in televisione non ho bisogno di mascherarmi in quella maniera” e la Plati, al contrattacco, con “io, almeno, non ho sei processi in corso“. Corona, infine, dopo che il suo rivale dialettico abbandona anzitempo il campo con aria di sufficienza, si prende la sua rivincita apostrofandolo con “quell’essere lì“.
“E la Bislacca?“, vi starete chiedendo? Muta, basita, frastornata e non contenta della piega che la discussione aveva preso, riesce a biascicare solo un: “C’è qualcuno che può dire qualcosa a favore di Corona?“. Ma, ormai, il combattimento era già finito, sul ring era rimasto lo sconfitto ed il vincitore stava già dietro le quinte a godersi la bella (?) vittoria.
Parafrasando un altro film, datato 1972, a noi quest’oggi sembra d’aver assistito ad “Una tranquilla domenica di paura“.
A questo punto, un consiglio a tutti il vippaio italiano e non. La domenica della Bislacca può trasformarsi da solare in pericolosa. Nell’accetare un invito, quindi, controllate prima nel vostro armadio che non ci siano degli scheletri; almeno, non di quelli che superano le dita di una mano, come diversamente accaduto per i poveri Antonio e Fabrizio, Altrimenti, – sappiatelo – dalla Bislacca vi scavano la fossa. I leoni già vi aspettano.
1. riflettendo ha scritto:
5 ottobre 2009 alle 02:33