Metti quattro donne in contrapposizione a sfidarsi a colpi di padelle e mestoli e il gioco è fatto: altro che polli alla diavola, carotine à la julienne (per gli esperti di lingua francese) e patate lesse, il piccolo schermo annuncia un anno di frecciate incandescenti e scintille pepate. Il sipario si alza con la più ruspante di tutte le cuoche, Anna Moroni che dall’alto di un’invidiabile energia, nonostante i suoi 72 anni portati benissimo, attraverso Vero, tuona:
I programmi registrati sono decisamente più facili da realizzare anche perché se una cosa non viene nel verso giusto si ha la possibilità di ripeterla e rifarla. Nel suo caso (Benedetta Parodi, ndr) per esempio cucina un gambero e poi ne presenta venti, mentre io devo farne necessariamente venti nello stesso momento. Io non ho mai fatto un programma registrato.
E fin qui il discorso non fa una piega, si sa che la diretta ha la sua grande dose di rischio e di fascino. Che alle donne interessate a capire come sorprendere il marito a tavola con qualche nuova invenzione importi così tanto la tempistica televisiva? Il discorso della Moroni può avere un senso se valutiamo in prospettiva la proliferazione di programmi di cucina e la vocazione sempre più spiccata all’intrattenimento, con la funzione utilitaria solo allo sfondo.