Ho messo in dubbio il mio, fino ad ora, impeccabile udito quando, stamattina, ho ascoltato la rassegna stampa di Omnibus (La7).
E’ stata infatti portata agli onori della cronaca l’ultima “conquista” di Mr. Ikea, lo svedese settantottenne Ingvar Kamprad. Questa volta, però, non si parla di conquiste finanziarie.
Il Signor Kamprad, infatti, oltre ad essere il quarto uomo più ricco del mondo, secondo l’annuale classifica redatta dal Forbes, adesso detiene un altro record.
Se fino all’anno scorso il testo più diffuso del mondo è sempre stato la Bibbia, nel 2006, con 160 milioni di copie, il primato va al CATALOGO IKEA.
C’è già chi lancia l’allarme come il fervente cattolico Martin Roth che nel suo blog, dedicato alle “christian news”, si pone un emblematico quesito : ”Will we win as readily as Ikea?” Riusciremo a conquistare i cuori velocemente come l’Ikea?
Personalmente non posso che essere di parte, o meglio, non posso non “sposare” il successo di un’azienda per la quale nutro una viscerale passione (un po meno per i suoi letti visto che ne ho sfasciati due nel giro di 3 mesi) e allo stesso tempo non criticare chi, come Martin Roth, deve necessariamente tradurre una “presenza” cartacea di cataloghi Ikea in una disaffezione religiosa. Siamo di fronte a due “fenomeni” nemmeno lontanamente paragonabili.
E se proprio volessimo fare un paragone editoriale, diciamo pure che un testo come la Bibbia, identico da centinaia di anni, è chiaro che, col passare del tempo, vada incontro ad un calo di diffusione (seppur sensibile). Pensate, invece, ad un “libro” del quale viene pubblicata una nuova “edizione” ogni semestre, espressione di un’azienda all’apice del successo e, peraltro, gratuito. Il paragone (editoriale) è presto fatto.
NON C’E’ PIU’ RELIGIONE