spettacolarizzazione



26
febbraio

TROVATO IL CADAVERE DI YARA, MENTRE AD AVETRANA IRROMPE CORONA. ORA LA TV NON FACCIA DA AVVOLTOIO

Yara Gambirasio

Il suo cadavere è stato rinvenuto in un campo incolto, fra l’erba alta. E’ finita in tragedia la scomparsa di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra svanita nel nulla lo scorso 26 novembre. A scoprire il corpo della ragazza sarebbe stato un uomo che si trovava per caso nella zona di campagna tra Madone e Chignolo d’Isola, nella bergamasca. Ora, mentre gli accertamenti scientifici confermeranno o meno l’identità della giovane, i riflettori dell’informazione televisiva si riaccendono su una storia che aveva già appassionato e commosso l’opinione pubblica, per poi passare volutamente in secondo piano durante le ricerche degli investigatori. Non si era più parlato di Yara: a richiedere il silenzio stampa erano stati proprio i suoi genitori.

I signori Gambirasio non volevano che il loro dolore venisse trasmesso in diretta tv, che le loro lacrime si trasformassero in uno spettacolo straziante dato in pasto al circo mediatico. La tv verità informa e racconta la vita in presa diretta ma, per un un gioco perverso, può anche trasformarsi in voyeurismo senza pudore. L’Italia intera si era accorta di questa pericolosa dualità davanti all’omicidio di Sarah Scazzi, la quattordicenne di Avetrana uccisa lo scorso 26 agosto. Quel caso, amplificato e drammatizzato dai media, ci ha svelato un Paese di teleguardoni da obitorio, di giornalisti invadenti, capaci di sguazzare nel dramma con agghiacciante abilità. Mattino, pomeriggio, sera… ad ogni ora del giorno la tv ci ha proposto aggiornamenti “esclusivi” sulla morte della “piccola” Sarah. Eravamo tutti là, con il muso dentro al garage degli orrori di zio Michele Misseri.

Ora il caso di Avetrana è tornato a far discutere, con nuovi arresti da parte degli inquirenti e con l’arrivo puntuale dei soliti avvoltoi dello scoop. Proprio oggi a casa Scazzi si è materializzato Fabrizio Corona, con l’intenzione di strappare a mamma Concetta un’intervista per  Domenica Cinque. Il “fotografo dei vip” si sarebbe introdotto nell’abitazione passando dalla finestra (circostanza però smentita dal paparazzo) e avrebbe offerto alla signora Serrano 50-100mila euro per le sue dichiarazioni. Intimidita dalla ‘irruzione’ improvvisa di Corona, la mamma di Sarah avrebbe incaricato i legali della famiglia di sporgere denuncia per violazione di domicilio.




8
dicembre

LA SCOMPARSA DI YARA E LA DIGNITA’ DEL DOLORE. LA TV VERITA’ DOPO IL CASO SCAZZI

Yara Gambirasio

Non è la storia della piccola Sarah. Ma passano i giorni e sembra già di vivere un bruttissimo déjà vu. La scomparsa di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra svanita nel nulla da ormai dieci giorni, è ancora avvolta nel mistero e mentre continuano le sue ricerche nella fredda Bergamasca il pensiero di molti torna ad un altro incubo cominciato nello stesso modo. Era il 26 agosto scorso e ad Avetrana si perdevano le tracce di Sarah Scazzi, rinvenuta morta e sfregiata dopo 42 giorni. Una vicenda tragica la sua, finita nel più orribile dei modi e seguita con spasmodico interesse dalla televisione che senza pudore l’ha trasformata in un macabro reality. Oggi la cronaca ci racconta di Yara, e i riflettori del circo mediatico si accendono su di lei, sull’apprensione e il dolore di chi spera di trovarla.

Dov’è finita Yara? Chi l’ha portata via? La tv verità si è subito interessata a questa storia, le ha offerto le sue telecamere e i suoi microfoni invadenti per darle spazio e raccontarla in presa diretta. Così le stesse trasmissioni che hanno seguito ora dopo ora la vicenda di Sarah Scazzi hanno ‘alzato il sipario’ su quella ragazzina di Brembate di Sopra che “ama la danza e gioca ancora con le bambole“. Via con i dibattiti in studio, i collegamenti, le ipotesi, gli aggiornamenti dei programmi pomeridiani, dalla Vita in diretta a Pomeriggio Cinque. Nei palinsesti serali Chi l’ha visto? e Quarto Grado non potevano certo trascurare la vicenda, per vocazione. La trasmissione di Salvo Sottile ha pensato anche a una puntata con le storie di Yara e Sarah, assieme. A Porta a Porta, invece, gli ultimi sviluppi investigativi dopo la scarcerazione del marocchino accusato di sequestro di persona e omicidio.

Stavolta nel salotto di Bruno Vespa non si è visto nessun plastico da sezionare, ma sono rimaste le interpretazioni dello psicologo Paolo Crepet, impegnato a tracciare il profilo del “mostro” che avrebbe ingannato la fragile” Yara, per portarla con sè. Supposizioni, parole. Intanto a Brembate Sotto cerca e le speranze di trovare la ragazza viva si affievoliscono col passare dei giorni. Dopo l’orrore di Avetrana il pubblico segue la vicenda con il fiato sospeso: il piccolo schermo questo lo sa bene. Yara come Sarah? Il desiderio è che non sia così ma sembra quasi che certa tv (la solita) cerchi di cavalcare la tensione, sfruttando intenzionalmente quella paura di un triste déjà vu. Non è così che si rispetta la dignità di un dolore.


19
ottobre

CASO SCAZZI, ORA IL VERO ORRORE SONO I TELEGUARDONI E I GIORNALISTI DA OBITORIO

Sarah Scazzi e Sabrina Misseri

La telecamera si avvicina piano, indugia sui particolari: ecco il garage degli orrori, dove l’orco Michele Misseri ha ucciso la piccola Sarah Scazzi. E tutti lì a guardare, occhi sgranati, a immaginare gli indicibili orrori che il mostro è riuscito a compiere. Lo spettacolo macabro va in onda senza pudore, invadente e morboso, a qualsiasi ora. C’è anche qualcuno che si indigna in diretta -”vergogna, non si fa!“- ma è per finta, perchè in fondo un omicidio come questo non capita tutti i giorni. Così Avetrana è diventata il centro del mondo, tra riflettori e microfoni, luogo di pellegrinaggio dei teleguardoni da obitorio.

Ci avevano scosso e fatto riflettere gli occhi vitrei e l’espressione di mamma Concetta, che davanti alle telecamere di Chi l’ha visto? apprendeva la notizia della possibile morte di sua figlia. Tolleravamo a fatica il dover assistere alle ricostruzioni del delitto sulla base delle ammissioni confuse dell’assassino; da incubo vedere la morte di Sarah alla moviola. E che tristezza le interviste ai familiari distrutti dal dolore, i giudizi sommari di alcuni giornalisti e certe opinioni buttate lì giusto per cavalcare l’evento. Credevamo si fosse toccato il fondo, parlavamo di spettacolarizzazione del dolore ma eravamo solo all’inizio.

Con il passare dei giorni la morte della dolce Sarah è passata in secondo piano, eppure il caso Scazzi non è stato abbandonato per un attimo, anzi ha riempito i palinsesti per soddisfare il voyeurismo dei telespettatori. E non parliamo di poche persone, ma di un pubblico reale e ben nutrito che ha fatto schizzare in alto gli ascolti dei programmi di approfondimento. Gli appuntamenti con Quarto Grado, le “esclusive” di Domenica Cinque e dell’Arena di Giletti, le rivelazioni di Matrix e Porta a Porta e i collegamenti in diretta da Avetrana ogni tre minuti. Il parere del criminologo, della sessuologa e dello psicologo, il commento del giornalista e la reazioni del pubblico in studio. Nonostante gli approfondimenti alla cronaca si potessero esaurire nello spazio riservato ai notiziari, la vicenda è diventata onnipresente. Tutti a parlarci sopra per intere giornate, a ricamare sul dolore oltre misura, senza vergogna.





13
novembre

OPINIONISTI DI PROFESSIONE E DIALETTICA CONFUSA E STERILE: IL VUOTO DELL’INFOTAINMENT ITALIANO

Daniela Santanchè

Una fiera delle vanità, è questo che sta diventando la tv italiana tutta assediata dalla spettacolarizzazione di talk show che più che informare indignano per l’esaltazione del pensiero di poche maschere fisse che trasversalmente occupano, da mesi, tutte le reti televisive con le loro smanie di protagonismo e la mancanza del più elementare buon senso per rendere fruttuosi i dibattiti.

Una deriva dell’infotainment, ormai onnipresente in tutti i palinsesti, con quel mix di gossip e populismo che sta scavando trincee ancora più nette tra i cittadini e lo Stato, tra persone e persone. Spettacoli degradanti, tanto che Barbara D’Urso ne sembra pienamente cosciente quando ammette candidamente di essere ormai la fucina primaria per i mostri della settimana di Antonio Ricci. Dal preservativo al crocifisso, dalla crisi economica alla rivoluzione morale: non c’è tema che non possa essere discusso dai tuttologi dell’opinionismo, così ostinati nel loro polemismo da non fare più notizia nelle cronache, nonostante si inventino ogni giorno delle trovate assurde per troneggiare mediaticamente.

Tutto orchestrato per rendere violente e teatrali le contrapposizioni, salotti organizzati col bilancino per creare un magma caotico di pensieri tanto roboanti quanto sterili dato che, come ha sottolineato il principe della rissa Vittorio Sgarbi, diventa inutile impostare un dibattito con platee numerosissime che si devono spartire tempi strettissimi non riuscendo mai a controbattere alle provocazioni altrui, rendendo quasi necessario tirare fuori il coniglio dal cilindro per emergere da più forti sugli altri pretendenti alla parola.